Proprio perchè sono molto, molto buona... ho deciso di darvi un piccolo pezzetto da leggere!!!
Descent 2
Loft with a view
- parte seconda -
Ore 8.30 PM West Coast
Nelle vicinanze dell’International Missuoula Airport
Montana
Il piccolo Cessna 501 Citation stava già rollando sulla corta pista.
Solo le luci della pista erano visibili. In lontananza, invece, si poteva scorgere l’aeroporto internazionale illuminato praticamente a giorno.
Prendendo quota, per un attimo sembrò di vedere il volto del pilota.
Sorrideva, sembrava decisamente divertirsi.
All’interno della cabina di pilotaggio Jarod e Kate ridevano.
Kate guardava fuori dal finestrino, era la prima volta che volava.
Il buio però non le permise di contemplare quello che avrebbe potuto essere uno spettacolo mozzafiato.
La bambina cominciò ad annoiarsi e tempestò Jarod di domande. Lui pazientemente rispose.
K “A cosa serve quello?”
J “E’ l’altimetro, ci indica a che altezza voliamo e ci avverte nel caso dovessimo abbassarci troppo.”
K “E quello?”
J “E’ l’indicatore di assetto. Ci fa vedere in quale condizione voliamo. Se stiamo dritti o se siamo sotto sopra! Kate … non è che hai intenzione di imparare a pilotare, vero?”
Gli occhi della bambina si illuminarono, le sembrò il gioco più bello che avesse mai fatto.
Jarod intese quello sguardo e le disse: - “Se lo viene a sapere la mamma potrebbe spararmi ad un piede, o forse ad un ginocchio … vieni, questo è il volantino, ci permette di salire, scendere, di spostarci a destra e a sinistra. Prova!”
A Kate non parve di aver fatto mai nulla di così bello!
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Domenica 28 aprile - Ore 9.45 AM East Coast
Massachusetts Institute of Technology
77 Massachusetts Avenue - Cambridge
Massachusetts
Un ragazzo con uno zainetto camminava spedito per il viale principale.
Le sue voci l’avevano avvertito che c’erano visite per lui, e naturalmente sapeva anche di chi si trattava, ma c’era qualcosa di insolito, sembrava un richiamo intenzionale.
Individuò la caffetteria principale, sapeva che il richiamo proveniva da lì.
La cosa lo sorprese enormemente, non avrebbe dovuto esserci nessun tipo di richiamo, eppure c’era una certa urgenza in quella misteriosa chiamata.
Prima di tutto notò la bambina che con gli occhi chiusi sembrava fare uno sforzo immane per mantenere la concentrazione, poi l’uomo che le stava accanto.
Indossava una giacca in pelle, gli occhiali da sole sembravano riflettere il pallido
sole di quella mattina di primavera.
Ethan si avvicinò a loro. Jarod diede un colpetto alla spalla alla bambina che aprì gli occhi castani, come quelli di suo padre.
E “Fratello!” – Disse abbracciandolo. – “Grazie per essere venuto!”
J “Non potevo negartelo, sia come fratello, sia dopo quello che hai fatto per noi!”
E “Mi ha stupito il richiamo per arrivare fino a qui! Non riuscivo a capire!”
J “Io e Kate abbiamo voluto provare se riesce a controllare il suo senso interiore e a quanto pare sembra che ci sia riuscita!”
E “Molto bene! Ha messo un senso di urgenza nel richiamo che mi stupisco di non veder arrivare la cavalleria!”
J “Senso di urgenza? Kate a cosa stavi pensando?”
K “Allo zio Ethan papà … ma ho anche tanta fame … volevo che arrivasse in fretta!”
Jarod e Ethan si misero a ridere mentre Kate dimostrò il suo lato permaloso, distogliendo lo sguardo da loro, assumendo un’espressione decisamente adulta che ricordava quella della madre quando veniva giocata in qualche maniera dal suo lab-rat preferito.
J “Ok Kate … per farmi perdonare che ne dici di una ciambella?”
K “Gelato?” – Chiedendo con gli occhi speranzosi.
J “Penso che sia troppo presto per il gelato, inoltre le ciambelle non le hai mai assaggiate. Se proprio non dovessero piacerti, forse potremmo ripiegare su altro. Su scegli!” – Le disse indicando una vetrina piena di leccornie.
Quelle con la granella di zucchero colorato, quelle glassate, quelle con la cioccolata, quelle con la crema, quelle semplicemente dorate, quelle con il miele, poi c’erano i muffin ai frutti di bosco, ai mirtilli, con le noci, con la cioccolata, con noci e cioccolata, in un altro punto della vetrina c’erano i cookies alle nocciole, alla cioccolata, al mirtillo e ogni altro tipo di dolce da forno che si poteva desiderare.
Nella vetrina a fianco c’erano le torte, multipiano, con la crema, con la frutta, con la cioccolata.
Quelle vetrine erano il sogno di ogni goloso.
Il profumo invitante costrinsero Kate ad appoggiare il volto al vetro e incantata osservare quella meraviglia. Fino ad ora non aveva mai avuto quel tipo di scelta. Gli altri avevano sempre scelto per lei.
K “Non so cosa scegliere! Vorrei provarli tutti!” – Disse con un sorrisino trionfante in volto per essere riuscita a superare la difficoltà che la scelta le poneva.
Jarod sorrise! – “Tesoro, anche un solo muffin è più grande di te! Perché non scegli il colore che ti piace di più e cominci con quello? Poi se riesci a finirlo potrai prenderne un altro!”
Kate era perplessa.
Ethan osservava il loro comportamento. Certamente erano molto più affiatati della prima volta che li aveva visti assieme.
E “Io penso che prenderò un succo d’arancia e un muffin con noci e cioccolata!”
Kate sembrò rincuorarsi. “Allora io vorrei quella ciambella con quelle cosa colorate sopra!”
J “Quella?” – Disse Jarod indicando la ciambella con gli zuccherini colorati.
K “Si proprio quella! Con la spremuta d’arancia come lo zio Ethan.”
Jarod fece l’ordine alla cameriera.
Non sapevano il perché, ma la loro famiglia non parlava dei problemi durante i pasti.
I problemi erano rimandabili a dopo, qualsiasi cosa si trattasse.
Kate era stanca, il volo in aereo e il sonno arretrato la fece cedere e si addormentò in braccio al padre che la tenne stretta a se, come la persona più preziosa al mondo. La testina appoggiata alla spalla, i capelli sparsi, la bocca sporca di granella di zucchero leggermente aperta e una manina stretta in quella del padre così si presentava la scena a chi fosse capitato di osservare quell’angolo del Campus.
Ethan cominciò a raccontare gli avvenimenti degli ultimi giorni. – “Le cose tra noi sembravano funzionare. L’avevo convinta ad accettare un progetto di ricerca per il prof. Allen, sulla carta non sembrava nulla di così complesso, ma quanto basta per tenere in esercizio la mente, cosa di cui lei mi diceva di aver bisogno. Ci divertivamo un sacco a provare la falsificazione della teoria su cui si basava il suo progetto, per ora non ci eravamo riusciti. I risultati erano sempre negativi. Il pomeriggio del 22 mi telefonò dicendomi che era riuscita trovare una falsificazione della teoria, ma che aveva bisogno della mia mente per provarla. Mi diede appuntamento alla biblioteca centrale, ma lei non arrivò mai. La aspettai per due ore. È puntualmente in ritardo! Se la vedessi arrivare in orario mi preoccuperei perché deve esserle successo qualcosa! Solo a lezione riesce ad arrivare con solamente cinque minuti di ritardo. All’inizio non mi preoccupai molto, poi andai nel suo studio, lo trovai vuoto e mancava il suo amatissimo lap top. La cercai nei diversi laboratori, nel planetario, nel suo appartamento, ma sembrava essersi dissolta. Provai a rintracciarla con il GPS del cellulare. Il segnale mi ricondusse nel suo studio, lo trovai sotto a uno schedario. Da quel momento cominciai a preoccuparmi. Ormai era notte fonda e attesi la mattina per andare dal prof, Allen. Sembrò nervoso e mi disse di non saperne nulla. Ho chiamato tutte le sue amiche, niente da fare. Mi mancano solamente i suoi genitori, ma da come ne parla penso che non sarebbe da loro. Ho vagliato anche la peggiore delle ipotesi: ho chiamato ospedali e obitori di quattro stati, nessun risultato. Questo penso sia tutto!”
J “Penso che tu ti stia dimenticando di dirmi la cosa più importante!”
E “E cioè?”
J “Il suo nome!”
E “Già, hai ragione. Si chiama Alicia Bradley, è nata l’8 agosto 1973 a New York. I suoi genitori sono medici, lei a volte li definisce hippie. Ora sono in Afganistan come volontari.”
J “Hai contattato la polizia?”
E “Ci ho provato, ma dicono che non ci sono prove per un allontanamento forzato. Non ho insistito anche perché non volevo attirare l’attenzione su di me.”
J “Tu pensi che la sua scomparsa sia collegata con le sue ricerche?”
E “Non ne sono certo, ma è l’unica cosa che è al di fuori della sua routine, inoltre per quale motivo il prof. Allen non sembra essere particolarmente preoccupato? Ma innervosito dalle mie domande?”
J “In effetti i tuoi sembrano essere elementi validi e ragionevoli! Pensi che il prof. Allen sia coinvolto?”
E “Non lo so. Mi è sempre sembrata una brava persona, ma penso che ne sappia di più!”
J “Può essere. Che ne dici di portami nel suo ufficio?”
E “Certo! È dall’altra parte del campus.”
Jarod, con in braccio Kate, seguì Ethan verso il palazzo dove erano concentrati gli uffici dei docenti di astronomia.
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Ore 11.05 AM East Coast
Uffici dei docenti
Facoltà di Astronomia – MIT - Cambridge
Massachusetts
“
Ufficio della dottoressa A. Bradley” diceva a chiare lettere la targa sulla porta di legno.
Ethan aveva le chiavi. Jarod lo guardò con aria interrogativa.
E “Mi ha dato un paio di chiavi: quelle di casa sua e quelle del suo studio. Emily mi ha detto che è un segno di grande fiducia. Su suo suggerimento le ho detto che sono molto felice del’evoluzione del nostro rapporto. Ah me è sembrata solo una cosa molto naturale. Il mondo reale a volte segue delle regole più complesse di
quelle del mondo a cui ero abituato prima.”
J “Già! Pure a volte faccio fatica ad adattarmi. Senti spesso Emily?”
E “Quasi tutti i giorni a dire la verità. Vorrei fare altrettanto con Miss Parker, ma è decisamente più complesso, so che il Centro la tiene d’occhio così la contatto una volta al mese più o meno via mail. Più difficile da rintracciare!”
J “Vero! Senti anche gli altri?”
E “Con meno frequenza. Papà è forse il più difficile da raggiungere, sta cercando tua madre! Jem invece è facilmente raggiungibile, ma cerco di fare in modo che le mie eventuali comunicazioni non portino a lui e viceversa.”
J “Emily sembra essere il collante della nostra famiglia! Forse perché è quella che ha avuto un maggior contatto con la vita reale!”
E “Vero! Senza di lei certe volte non riesco a comprendere chi mi sta attorno.”
J “Entriamo?”
E “Certo!”
L’ufficio non era molto grande , ma era abbastanza ordinato.
Jarod si guardò attorno e cominciò a fare l’inventario di cosa ci fosse e come fosse messo: uno schedario chiuso, il computer spento, un blocco con tutti i fogli bianchi, un paio di matite fuori dal portapenne, un paio di piante grasse sul davanzale, un cestino vuoto, un paio di stampe raffiguranti un paio di galassie, una macchina del caffè vuota, un paio di libri sulla scrivania e un paio di scaffali stracolmi di libri. I libri trattavano gli argomenti più disparati: fisica, astronomia, chimica, matematica, algebra, aerodinamica e persino uno di anatomia umana.
Kate si svegliò. – “Papà, dove siamo?”
J “Nell’ufficio della ragazza di Ethan.”
Jarod la mise a terra. I muscoli del braccio gli dolevano un po’, del resto Kate pesava 18 Kg e aveva superato il metro di altezza.
Jarod cominciò a toccare le cose di Alicia.
Quando toccò il blocco si accorse che era stato scritto qualcosa, con una matita sfregò leggermente la carta fino a far comparire una paio di scritte al negativo.
“
Biblioteca ore 7.00 pm” e più sotto “
Boathouse”.
J “Ne sai qualcosa?” – Disse mostrandogli il blocco.
E “Alle 7 in biblioteca dovrebbe essere l’appuntamento che aveva con me, ma invece del Boathouse non ne so nulla.”
J “Sai dove si trova?”
E “Certo. È sul Memorial Drive. Non è molto lontano da qui!”
J “Perché non ci andiamo?”
E “Hai una macchina?”
J “Ne ho una a nolo.”
Per uscire dal Campus attraversarono Killian Court e poco dopo raggiunsero l’anonima berlina che era parcheggiata lungo l’ala ovest del MIT.
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- fine seconda parte -
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Commentate gente, commentate che per me è come il sale della vita
Edited by Aleki77 - 7/10/2007, 22:52