Virtual season, autrici: 2 ragazze, nn ricordo il nome

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the pretender92
icon14  view post Posted on 4/11/2006, 17:22




IL CAST


JAROD
MISS PARKER
SIDNEY

BROOTS
MR. LYLE
MR. RAINES

MR. PARKER
CATHERINE PARKER
MARGARETH

MAGG. CHARLES
EMILY

GUEST STAR


HASANI


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L'EPISODIO

RIASSUNTO DELLA PUNTATA PRECEDENTE
Broots a Miss Parker: “Leggendo alcune e-mail di Lyle e Raines che arrivano dall'Africa, ho scoperto che tengono nascosto qualcuno nel palazzo del Triumvirato... la domanda è… chi?"
Miss Parker: "Mio padre..."
Miss Parker: “Devo trovarlo prima che lo facciano Lyle e Raines...temo che possano fargli del male"

Jarod a Miss Parker: "Io vengo con te!”
Miss Parker: "No, Jarod...è una cosa che riguarda me e mio padre...nessun altro..."
Jarod: “Ti ho già lasciata sola una volta, non voglio ripetere lo stesso errore”

Miss Parker rivolta al negoziante: "Quanto dista la Selva Encantada da qui?"
Negoziante: "Mai nessuno ha messo più piede in quella foresta da anni...E' portatrice di morte..."

Sidney a Miss Parker: " Il Triumvirato vi tiene d'occhio...state attenti..."

Lyle a Raines: “Parker è partita...scommetto che è andata in Africa... E’ meglio se partiamo immediatamente anche noi, Raines”

Miss Parker: "Papà! Papà!"
Miss Parker: "Ho trovato mio padre, Sidney!"
Sidney: "Raines e Lyle sono già partiti per l'Africa e saranno lì a momenti...io e Broots partiremo il prima possibile... nel frattempo, state attenti!"

Miss Parker rivolta a Jarod: "Lyle e Raines devono essere arrivati”
Jarod: "Allora dobbiamo scappare..."
Miss Parker: "No!… Prima dobbiamo salvare mio padre!"

10.50 p.m.

Parker e Jarod stavano ancora accovacciati aspettando che le guardie se ne andassero. Ma siccome non davano segno di volersi muovere, decisero che era giunta l’ora di agire.

Jarod prese in mano il suo spray – sonnifero e lo mostrò a Parker che annuì; si sporse dal vetro a controllare le guardie per trovare il momento buono per colpire. Ad un certo punto le videro muoversi verso di loro, certamente dirette all’uscita. In pochi secondi uscirono dalla stanza, li afferrarono uno ciascuno e Jarod spruzzò ad entrambi un po’ di sonnifero in faccia. I due si addormentarono in pochi secondi e Jarod e Parker li trascinarono nella stanza. Presero le chiavi, tenute da uno dei due, poi li chiusero a chiave e si diressero verso la cella di Mr. Parker.

Parker aprì la porta il più in fretta possibile e corse dentro mentre Jarod controllava l’ingresso.

"Papà!"

"Angelo!! Che ci fai qui?" chiese il padre stupito di vederla.

"Sono venuta a prenderti...oddio papà, credevo fossi morto..."

"Parker...dobbiamo muoverci..." disse Jarod dopo aver sentito delle voci nelle vicinanze.

"E lui che cosa ci fa con te?"

"Non c'è tempo per spiegare, papà...ora dobbiamo andarcene subito!"

Jarod aiutò Parker con il padre: i due lo presero sotto braccio e, non potendo liberarlo dalle manette, gli diedero una mano a muoversi più in fretta.

Scapparono da dove erano venuti e giusto pochi istanti dopo Lyle e Raines fecero il loro ingresso nella zona di detenzione.

Lyle si avviò a grandi falcate verso la cella ormai libera e non appena notò che non c’era più nessuno iniziò ad imprecare.

"Maledizione...ci hanno preceduti...questa è stata certamente Parker! Lo ha liberato..."

"Sono sicuro che non sono andati lontani...dobbiamo organizzare una squadra!" replicò Raines.

"Non possiamo perderli... è essenziale trovare Miss Parker e mio padre...ora che abbiamo il Triumvirato in pugno ci serve mio padre...e quell'idiota di mia sorella non ha capito niente!"

"Non può saperlo...Lei non sa niente di questa faccenda, ed è giusto così!"

"Raines...se non troviamo mio padre non sapremo mai dove diavolo sono quelle dannate pergamene!"

"Tuo padre è un osso duro...sono mesi che è qui e non ha ancora parlato... dovevamo fare come ho detto io fin dall'inizio...usare la tortura...forse così avrebbe funzionato!”

"Ora basta parlare...dobbiamo muoverci immediatamente...prepariamo una squadra!"

Il loro desiderio, infatti, era sempre stato quello: avevano lasciato il signor Parker prigioniero perché erano convinti che il Triumvirato non avesse trovato le pergamene e così ora volevano giocarsi l’ultima carta rimasta per ottenere il comando del Centro.

Se avessero avuto in pugno le pergamene avrebbero potuto proporre un patto al nuovo reggente del Triumvirato e fare uno scambio che di certo avevano sempre sognato: le pergamene in cambio del comando di Mr. Parker al Centro...

E' un simulatore
Sidney: “Devi concentrarti, Jarod!”
Separato dalla sua famiglia…
Jarod: “Un giorno…anch’io troverò mia madre”
…Ne aveva trovata un’altra
Jarod a Sidney: “Sei ancora…la mia famiglia”
Jarod a Miss Parker: “ In fondo vogliamo tutti e due una sola cosa... non rimanere da soli”
E’ fuggito
Jarod a Miss Parker: “Grazie per non avermi fatto catturare”
E ora ha ritrovato la sua
Jarod: “Sei una sorella fantastica, Emily!”
Emily: “E tu un fratello straordinario!”
…E ha trovato l’amore
Miss Parker: “Jarod, perché sei qui?” (Jarod bacia Miss Parker)
Paziente: "La ringrazio…"
Jarod: "Jarod Overstreet…per oggi"

SELVA ENCANTADA, ore 11.20 p.m.

Parker e Jarod avevano visto quell’apertura nel terreno proprio poco tempo prima: non potevano fare molta strada con il signor Parker in condizioni non ottimali, doveva riposare. Così tornarono nel miglior nascondiglio che potevano rimediare e coprirono le loro tracce: dopo aver adagiato il signor Parker a terra, infatti, Jarod corse a coprire l’entrata con dei massi e dei rami staccati dagli alberi.

Miss Parker prese la borraccia e la porse al padre facendolo bere, mentre Jarod tornava sui suoi passi per ascoltare ciò che l’uomo aveva da dire.

"Senti papà...ora abbiamo un po' di tempo...spiegaci cosa è successo dopo che ti abbiamo visto gettarti dall'aereo..."

Parker diede un’occhiata di sbieco a Jarod e lui se ne accorse. Si sentì profondamente divertito da quella faccenda, in fondo era lui che avrebbe dovuto sentirsi minacciato dalla presenza di quell’uomo, che gli aveva dato la caccia per sei anni.

"Prima voglio sapere se ti sei messa dalla sua parte, angelo!"

"Papà...in quest'anno sono successe un sacco di cose...io sono molto cambiata, ma questo non mi ha impedito di venire a cercarti...puoi fidarti di Jarod...lui è venuto con me per aiutarti!"

"Non mi fiderò mai di lui...ma è giusto che tu sappia quello che mi è successo..."

Bevve ancora un po’ d’acqua e poi porse la borraccia a Parker; lei la mise in terra sullo zaino.

"Quando mi sono buttato dall'aereo, quella notte, sono caduto in mare e ho nuotato fino a qui con le pergamene...eravamo proprio vicino alla costa africana e quindi sono riuscito ad arrivare a nuoto fino alla riva..."

Jarod immaginò la scena.

"Purtroppo mi hanno trovato mentre ero nascosto nella Selva Encantada...non potevo sapere che proprio qui era ubicata la sede del Triumvirato! Mi hanno preso e hanno letto le pergamene!”

"Che cosa dicono, papà?" domandò Parker quasi in un sussurro. Jarod aprì la bocca senza riuscire a parlare.

"Angelo...è meglio che tu non lo sappia!"

Lei stava per replicare, ma lui la zittì: "Ora sono stanco, voglio riposarmi"

"D'accordo...riposa ora papà..."

Gli accarezzò il volto e sorrise, poi l’uomo si stese a terra. Non ci mise molto ad addormentarsi, di certo aveva passato molte notti insonni negli ultimi mesi...

DUE ORE DOPO

Jarod era riuscito ad accendere un fuoco leggero, giusto per scaldare un pochino Parker, che sembrava avere freddo. Le aveva dato un paio dei suoi maglioni e lei ne aveva indossato uno per ripararsi.

Era seduta a gambe conserte vicino al fuoco e Jarod lo stava controllando, di modo che non fosse visibile dall’esterno. Parker diede un’occhiata a suo padre che stava ancora dormendo.

"Sono così contenta...che lui sia vivo...mi è mancato quest'anno...dopo la morte di mia madre è tutto ciò che rimane della mia famiglia..."

"Già...anche se non gli vado molto a genio”

"Devi scusarlo...dopotutto chi dovrebbe diffidare...sei tu...hai corso un grave pericolo venendo qui con me e...non vorrei che ti accadesse qualcosa di brutto per colpa mia...non so se è peggio avere mio padre in pericolo...o te!"

"Non devi preoccuparti per me...me la sono sempre cavata...ce la caveremo anche questa volta!"

“Ho così paura...che ormai non riesco più a chiudere occhio...non riesco a dormire più di un'ora a notte...non so quando ci riuscirò..."

Jarod sorrise e poi l’abbracciò, cercando di tenerla il più possibile stretta a sé.

SELVA ENCANTADA, ore 5.00 a.m.

Sidney e Broots osservavano il sorgere del sole sulla foresta: erano appena arrivati e si trovavano già stupefatti di fronte a quella sorta di oasi maledetta.

"Broots, meglio non entrare nella selva...chiamiamo prima Parker!"

"Giusto...giusto Sidney...mi hai tolto le parole di bocca!"

Broots prese in mano il cellulare e chiamò Parker. Lei, che era riuscita a schiacciare una specie di pisolino l’ultima ora, sentì il telefono vibrare e rispose velocemente.

"Pronto?..."

"Parker...sono Broots, tutto bene?"

"Sì, sì...siamo riusciti a prendere papà e siamo nascosti...dove siete voi?"

"Praticamente all'ingresso della selva...entrare non promette nulla di buono... vuoi che entriamo e vi raggiungiamo?" domandò lui, sperando vivamente che Parker rispondesse negativamente.

"No, mi servite di più fuori...senti vediamoci lì fra un'ora...andate sul piccolo avvallamento che c'è all'ingresso della selva...se non arriviamo fra un'ora..."

"Come sarebbe a dire se non arriviamo? Ce la farete!"

"Lo spero...a dopo!"

Parker chiuse la chiamata e rimise via il cellulare. Era ora di mettersi in marcia per raggiungere Sidney e Broots. E avevano solo un’ora di tempo.

Nel frattempo, in un’altra zona della Selva

Un uomo nero stava camminando avanti e indietro fra gli alberi, aspettando l’arrivo di un suo soldato. Non appena questi lo raggiunse insieme a un piccolo gruppo di compagni, le notizie non furono delle migliori.

Si guardò in giro e poi mormorò: “Saremmo fortunati se prendessimo due piccioni con una fava...”

“Già, sistemeremmo tutti i nostri problemi...”

“Continuate a cercare!”

UN’ORA DOPO

Jarod seguiva Parker, armata e attenta. Stavano percorrendo la strada che avevano fatto all’andata, mentre Jarod portava Mr. Parker sotto braccio.

Parker si guardò intorno e capì che non aveva ancora mai visto quel piccolo gruppo di alberi. Si era persa.

"Jarod...mi sembra che non siamo mai passati di qua...ti dice qualcosa questo posto?"

"Ci siamo persi..." replicò lui.

"Di sicuro siamo vicini all'uscita...è molto meno intricato qui..."

Jarod cercò qualche segno conosciuto sugli alberi e allora la vide. Una telecamera ben nascosta. E funzionante.

"Oh no...Parker, c’è una telecamera!"

Ma lei non lo stava quasi ascoltando: aveva intravisto una luce fra gli alberi: l’uscita.

“Muoviamoci, vedo un'uscita là in fondo..." disse prendendo per un altro braccio suo padre.

“Ma ci avranno già visti da un pezzo!”

“Abbiamo ancora un misero vantaggio: altri trenta metri e saremo fuori da questo inferno!”

Iniziarono a muoversi e proprio mentre si avvicinavano all’esterno, con Broots e Sidney che li aspettavano, un gruppo di africani li raggiunse.

Fecero accomodare il signor Parker sul retro insieme a Broots e Parker, Sidney era entusiasmato nel vederli.

"State bene?" domandò.

"Sì, tutti e tre...ora partiamo in fretta!" gridò Parker.

Jarod si mise al volante e Sidney di fianco a lui: fece in tempo ad accelerare proprio mentre gli africani li raggiungevano.

Non avevano ancora una macchina pronta, così avevano un leggero vantaggio.

“Dove andiamo, Jarod?” domandò Sidney.

“A qualche miglio da qui c’è un’altura...possiamo riuscire a seminarli se ci muoviamo!”

“Capiranno dove siamo, ci troveranno con i radar!”

“E’ la nostra unica possibilità...”

E così dopo circa dieci minuti raggiunsero quell’altura e si ritrovarono di fronte un mucchio informe di massi e alberi: dovevano proseguire a piedi.

“Abbiamo seminato gli africani, se ci spostiamo rapidamente possiamo trovare un nascondiglio: dall’altro lato c’è il villaggio con altre macchine per andarcene!” disse Jarod.

“Allora proseguiamo a piedi?” chiese Broots.

“Non abbiamo scelta!” replicò Jarod. Prese Mr. Parker in consegna ed iniziarono a muoversi salendo rapidamente sulle rocce.

Poi Jarod prese la guida del gruppo lasciando Parker e Sidney con il padre di lei; dopo qualche minuto udì un grido provenire dal retro del gruppo e capì che qualcuno doveva essersi fatto male.

“Papà!” gridò Parker.

“Non è niente, Angelo...credo una slogatura...”

“Come faremo a continuare?” chiese Sidney. Jarod stava già pensando a che tipo di stratagemma utilizzare, quando udì una voce alle sue spalle.

“Credo che non ci sarà bisogno di proseguire!”

Lyle e Raines erano proprio dietro di loro insieme a una decina di spazzini del Centro.

"Ciao Jarod!" sorrise Raines. Lui gli lanciò uno sguardo di fuoco.

"Sorpresa sorellina! Credevi di poterci sfuggire in eterno?"

"Speravo che gli africani ti avessero preso come dessert...per un pranzo regale..."

“Come avete fatto a trovarci?” chiese Broots.

“Proprio come fai sempre tu! Il cellulare di Parker lancia un segnale portante...troppo facile trovarvi!” rispose Lyle.

Broots sorrise amaramente e Parker gli lanciò un’occhiata fulminea: avrebbe dovuto avvertirla.

"Signor Parker...ora è il momento della verità...Dove sono le pergamene?" gridò Raines.

"Le ha il Triumvirato..."

"Cosa?" domandò Lyle irritandosi.

"Non ho fatto in tempo a nasconderle e quelli del Triumvirato le hanno prese e lette...”

Lyle scosse il capo: stava andando tutto a monte.

“Avevi detto di averle nascoste, papà!” gridò.

“Non l’ho mai detto...quando l’hai saputo?”

“Una tua e-mail di qualche mese fa...pensavo me l’avessi inviata prima di essere imprigionato!”

“E’ stato il Triumvirato...ed ha fatto anche altro: in tutti questi mesi hanno tentato di ucciderti, Angelo!"

“Ma perché? Cosa dicono quelle dannate pergamene papà?”

Lui, capendo che ormai doveva chiarire la situazione, rispose.

"Le pergamene rivelano che...il Centro cadrà per mano dell'eletto e... dell'angelo!"

Parker e Jarod si guardarono a bocca aperta: era chiaro il riferimento a loro due...Lei si ricordò di tutto quello che le era successo negli ultimi mesi: il sicario, l’incidente, le e-mail di Lyle...ora tutto si spiegava.

"Tutto questo...non è a nostro favore...il nostro piano di mettere te, papà, come unico al potere del Centro...non è attuabile, però...abbiamo ancora Jarod!" disse Lyle dopo una lunga pausa.

Jarod rimase spiazzato dopo questa affermazione: non era mai stato così tanto a rischio di tornare al Centro, nemmeno quando si trovava fra le sue mura. Parker si voltò in fretta verso di lui e lo guardò con occhi lucidi. Avrebbe voluto dirgli quanto le dispiaceva che fosse in pericolo per colpa sua, e lui del resto contraccambiò il suo sguardo facendole gli occhi languidi.

Durante quel gioco di sguardi non si accorsero quasi che una squadra di africani li aveva circondati. Un paio di soldati intimarono a Lyle e Raines di deporre le armi; altri due, quelli che Jarod e Parker avevano chiuso nella cella, avevano ripreso Mr. Parker in consegna e ora puntavano il fucile addosso a Jarod. Infine un uomo vestito elegante, diverso dagli altri, si mise di fronte a loro e inziò a guardare verso tutti loro a turno.

"Signor Parker... Raines...Lyle!"

"Chi diavolo è lei?" domandò Miss Parker irritata.

"Il mio nome è Hasani... credo che voi abbiate già avuto il piacere di conoscere mio fratello Adama un po’ di tempo fa...lei deve essere Miss Parker...ed ecco Jarod!”

Si avvicinò a lui con aria minacciosa e Jarod iniziò a chiedersi come mai.

“Hai commesso un grave errore ad uccidere mio fratello!" disse a denti stretti. Jarod si guardò in giro come per giustificarsi.

"Cosa? Io non ho..."

Ma fu bloccato perché Hasani gli tirò un pugno proprio in mezzo alle costole, mentre Parker faceva per muoversi ma veniva trattenuta da Sidney e con due soldati che lo stringevano forte.

“E così è questo che...le hanno raccontato, vero?"

Si voltò minaccioso verso Raines e Lyle; quest’ultimo gli fece un ghigno beffardo e Jarod giurò a se stesso che non sarebbe finita lì quella storia.

"Nonostante io voglia solo Miss Parker e Jarod...verrete anche voi altri...il vostro tentativo di fuga è stato penosamente ridicolo, ma non vorrei si ripetessero altre scappatelle...e lei, signor Parker..." questi alzò il volto contrariato.

“Tornerà nella sua cella...”

Alcuni soldati legarono tutti quanti, poi il gruppo si diresse nuovamente nella foresta, verso la fortezza.

Il tragitto per Jarod fu il più lungo della sua vita: tornare alla fortezza, con Miss Parker e Sidney al suo fianco, sembrava la sconfitta più grama che potesse subire. Continuava a cercare un modo di slegarsi, ma le corde erano troppo strette e non c’era modo di divincolarsi. Ormai era un’ora e mezza che camminavano e si sentiva persino stanco, tanto che stava perdendo ogni speranza.

Quando dovevano ormai essere in prossimità della fortezza, decise di fare un ultimo tentativo, ma non riuscì comunque a slegarsi.

Parker lo guardava da almeno un’ora cercando le parole da dire...ma solo ora le venivano in mente.

"Mi spiace averti coinvolto in tutto questo...se non fosse stato per me a quest'ora...saresti a fare qualcosa in qualche posto molto lontano da qui..."

"Non ricordi? Sono stato io a insistere di venire...e non me ne pento, Parker... ce la faremo in qualche modo a salvarci!"

Lei sorrise, mentre una voce alle sue spalle indicava che erano ormai arrivati. Hasani li fece posizionare uno vicino all’altro e li guardava con sommo piacere.

"Sono contento di aver riunito tutti quanti...specie poi di aver trovato l'eletto e l'angelo!"

Scoppiò in una risata sonora, che irritò Parker in un modo incredibile. Guardò Jarod che le fece un sorriso d’incoraggiamento.

"Ora portateli dentro...nelle celle di isolamento...verrò da voi più tardi!" disse riferito a Parker.

In quel momento si udì una voce lontana, alle loro spalle, che gridava: "Fermatevi! Lasciateli andare!"

Parker e Jarod si voltarono allo stesso tempo e videro...videro chi aveva parlato: era stata Catherine Parker.

"Mamma!" gridò lei.

Il signor Parker non riusciva a credere ai suoi occhi e così anche Lyle, che aveva iniziato a spalancare la bocca incredulo.

In quel momento tutto si svolse così velocemente che Jarod non riuscì a comprendere bene. Sembrava tutto al rallentatore, come in un film: la velocità portava la lentezza.

Vide sua madre, Margareth, di fianco a Catherine...e finalmente capì che tutte le sue ricerche non erano state vane: lei era lì di fronte a lui, per salvarlo.

Anche lui avrebbe voluto gridare, chiamarla verso di sé, ma non poteva farlo.

Fu un attimo di disattenzione di Hasani a dare l’opportunità a Lyle, l’unico non legato, di prendere l’arma della sentinella di fianco a lui. Gli sparò e poi liberò Raines dando un’arma anche a lui.

Iniziò una lunga sparatoria fra Lyle e Raines contro le guardie; Parker era pietrificata; stava per gridare qualcosa, quando vide le due donne scappare. Sua madre le fece un saluto con la mano e poi si dileguò nella foresta.

In quel momento si sentì presa alle spalle: Jarod era riuscito a slegarsi insieme a Sidney che era andato a nascondersi con Broots dietro a un masso. Poi le chiese se stesse bene e lei rispose annuendo.

Jarod tornò un attimo da Sid e Broots per lasciar loro due armi per proteggersi; in quel momento Parker si sentì nuovamente presa alle spalle. Hasani l’aveva catturata e le stava puntando una pistola addosso.

“Tu sei la sua compagna: senza di te l’eletto non può farcela da solo!”.

Stava per sparare, ma Jarod, che aveva visto tutta la scena, prese la pistola a due mani e mirò alle sue gambe con tutta la calma che aveva.
Il proiettile colpì Hasani alla coscia destra, tanto bastò per farlo cadere a terra; Parker cadde a sua volta, ma Jarod la vide rialzarsi dopo qualche minuto e capì che stava bene. Approfittò del momento per scappare.

Parker corse verso suo padre e lo chiamò: “Papà!”

“Angelo...grazie al cielo stai bene...”

“Papà, era viva! La mamma era viva...” rispose lei abbracciandolo.

“Già, non posso crederci nemmeno io!”

In quel momento Sid corse verso Parker e le fece capire che era il momento buono per andarsene; lei si guardò intorno e, non vedendo Jarod, sorrise pensando che se n’era andato. Insieme a suo padre corse in mezzo alla selva e Raines e Lyle coprirono la loro fuga. Era stata la prima, e forse l’unica volta, che avevano collaborato davvero per salvarsi.

Lyle condusse gli altri sul retro della fortezza, dove aveva lasciato una macchina pronta per la fuga; lì c’era l’unico sentiero che li avrebbe condotti fuori senza dover scappare a piedi e tutti salirono in macchina. Lyle guidava e Raines era al suo fianco; dietro c’erano Parker e suo padre da una parte, Sid e Broots dall’altra.

Parker vide suo padre addormentarsi: tutte quelle emozioni l’avevano stremato. Poi, però, sentì una strana voce. Era come un presentimento, qualcosa di interno. Sua madre...

Tesoro, ci rivedremo...

Parker sorrise e solo allora, dopo tutto quel tempo e con la certezza che Jarod fosse in salvo, si addormentò.

DUE GIORNI DOPO, IL CENTRO, ore 10.00 a.m.

Parker bussò alla porta e sentì suo padre invitarla ad entrare. Lui era seduto con una caviglia ingessata e sembrava avere un buon colorito in faccia.

"Papà, come stai oggi? Ti vedo molto meglio..."

"Infatti è cosi angelo, sto bene... e soprattutto sono contento di sapere che la mamma è viva! Non riesco a credere che l'abbiamo creduta morta per cosi tanti anni e tutto d'un tratto...ho di nuovo mia moglie!"

"Però mi piacerebbe...che lei fosse qui...deve avere molto di cui temere se sta lontana da noi...forse ha paura di me..."

"Perché dici questo, angelo?"

"Mi chiedo se...la profezia sia vera...hai paura di me, papà? Vuoi che ti stia lontana?"

"Non pensarci neanche...io ti voglio troppo bene, non ti terrei mai lontano da me...e non ho assolutamente paura né di te né della profezia. L'affronteremo insieme..."

Parker sorrise e poi fece per uscire. Ma dentro di lei sapeva che doveva porre a suo padre un’ultima domanda.

"Papà...le profezie dicono niente sul...futuro mio e di Jarod?"

"Se è vero ciò che ho letto, non dovrai più temere di rimanere da sola...mai più!"

"Che intendi dire?" domandò avvicinandosi.

"Lo capirai presto, angelo..." concluse abbracciandola.

RICHMOND, ore 11.00 p.m.

"Non posso crederci... hai veramente visto la mamma?" chiese Emily a Jarod.

"Sì...e stava bene, ci ha salvato la vita...a tutti quanti! E con lei c'era anche Catherine Parker...è incredibile, la credevamo morta e invece nell'ultimo anno...abbiamo scoperto che era viva!"

"Mio Dio... mi sembra incredibile" sussurrò il maggiore Charles. Era lì con loro, a casa di Emily. Jarod aveva programmato quella riunione così familiare per spiegare loro quando aveva visto Margareth. Era così felice di stare con la sua famiglia, per una volta. Sentiva molto la mancanza di Kyle, ma sapeva che dove si trovava, di certo stava bene...

Poi udì un suono sul computer, acceso sul tavolo. Si avvicinò e vide che qualcuno lo stava chiamando col video telefono.

Aprì la schermata e vide Parker in quello che doveva essere il suo ufficio.

"Parker!"

"Jarod...allora stai bene!"

"Sono con mio padre e mia sorella, ora! Hai parlato con tuo padre?"

"Sì...ha detto che era sorpreso per mia madre e anche felice di averla vista...però quando gli ho chiesto notizie sulle pergamene, su...noi due...ha risposto in modo strano..."

"In che senso?"

"Ha detto che se è vero quello che ha letto...non dovrò più avere paura di rimanere sola...eppure in questo momento...è proprio così che mi sento..."

"Non sei sola...ci sono Sidney e Broots con te... e presto verrò anch'io! Quando al Centro tornerà un po’ di calma...e poi tua madre è viva!"

"E' proprio a questo che mi riferivo...sai, quando l'ho vista...è stato il momento più bello della mia vita...ma non potevo correre da lei, e così...è stato anche il più terribile..."

"Lo so... è stato così anche per me, ma presto potremo riabbracciare le nostre madri, ne sono sicuro!"

"Lo spero...ora però devo lasciarti, non voglio che mi vedano..."

"Miss Parker, aspetta!"

Jarod sospirò e anche Parker.

"Cosa c’è?" chiese lei sussurrando.

"Voglio ringraziarti...per tutto..." lei sorrise. Sapeva benissimo che era lei che aveva molto per cui ringraziarlo.

Parker fece per chiudere la chiamata, ma Jarod la richiamò ancora.

"Parker...”

Lei lo guardò.

“Voglio dirti una cosa... che non ho mai detto a nessuna prima d’ora... Io ti amo..."

Parker guardò Jarod con occhi languidi, di certo era come se stessa per piangere. Sentiva di ricambiare quel sentimento, ma non aveva la forza di far uscire altre parole dalla sua bocca.

Sfiorò lo schermo dopo aver respirato a fondo e anche Jarod mise la sua mano sulla sua. Poi Parker chiuse il collegamento e così Jarod spense il computer.

Aveva molto di cui preoccuparsi ora: doveva trovare sua madre.

Parker, invece, stette ancora qualche minuto a osservare lo schermo, poi decise che era giunto il momento di tornare a casa.

:confu:ah!non è mio.....
 
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view post Posted on 4/11/2006, 18:06

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se nn mi sbaglio questa dovrebbe essere una puntata della virtual season ke hanno scritto 2 ragazze, riporta il nome delle autrici, grazie -_-
 
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the pretender92
view post Posted on 4/11/2006, 18:08




questa sarebbe una fine...c'è ne sarebbe un'altra che secondo me è più carina aspettate...
 
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view post Posted on 4/11/2006, 18:09

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senti nn ha senso copiare e inkollare lavori nn tuoi...kiudo la discussoine
 
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3 replies since 4/11/2006, 17:22   341 views
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