Land of Enchantament, fanfic tradotta su The Pretender [Completa]

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Nanyscia
view post Posted on 27/9/2005, 13:08




XD XD XD Effettivamente salta agli occhi ...un bicchierino di spumante cara?
 
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Nanyscia
view post Posted on 16/10/2005, 19:40




Siiiiiiiiiiiii c'è l'ho fatta!!! Ecco a voi il capitolo 11!!

Fanciulle, fanciulli, gioite... questo capitolo porta soddisfazioni!

N.B.Cominciano le parti Nc17 shifty.gif

***

Land of enchantament
Capitolo 11

“Beh” cominciò a dire Parker con gli occhi che le brillavano maliziosi mentre fissava dritto avanti a sé, all’insaputa delle donna che camminava dietro lei “è piuttosto difficile per me e Jarod restare in un luogo per molto tempo. Il suo medico parla di una mania, di un disturbo, così credo di non poterlo davvero biasimarlo. Ma non voglio annoiarti ancora con altri noiosi dettagli sulla mia vita.”

”Oh no, mia cara, per favore continua.” La implorò Lois, chiaramente interessata alla storia che Parker le stava narrando “è bene parlare di queste cose con qualcuno.”

”Ma noi siamo ancora praticamente delle estranee e non riesco a immaginare cosa tu possa pensare poi di me” ribattè Parker, storcendo le labbra. In realtà si stava divertendo un mondo.

”Sciocchezze. So che sono solo poche ore ma mi sento già come se stessi con una vecchia amica.”

”Okay, ma per favore avvisami quando ne avrai sentito abbastanza.” Rispose sospirando. “E’ bello avere qualcuno con cui parlarne. E’ difficile per le donne nella mia posizione trovare finalmente la compassione femminile.”
“Posso immaginarlo” osservò Lois severa, fissando laddove Jarod stava camminando al fianco di sua madre, e silenziosamente ringraziò Dio che lui avesse preso in sposa un altra e non una delle sue figlie.

”Ci sono gli inevitabili conflitti con i vicini… beh, i vicini MASCHI. Ci sono una terrificante quantità di sole ed inappagate donne per lui…Jarod è fortemente aiutato dalla sua bellezza e dall’aria da innocente della situazione. Sono sicura che lo avrai notato.”

”Hmmm…” fu la risposta della donna più anziana mentre lei raccontava e teneva gli occhi sull’uomo in questione.

”Poi c’era la moglie del ministro… ad ogni modo, stavo cominciando ad affezionarmi a quella cittadina del Delaware.” Parker dovette affondarsi un unghia nel palmo di una mano per impedire a se stessa di scoppiare a ridere. “E’ stato quando il terapista ci ha suggerito di rivolgersi verso una zona di campagna, un luogo che offrisse meno tentazioni e opportunità rispetto a una città o un paese. Così abbiamo deciso, ancora una volta, di cambiare.”

”E pensare” esclamò Lois “che quando lui mi ha raccontato del vostro trasferimento in Vermont suonava come qualcosa di… qualcosa preso da…”

”Green Acres” [E’ il nome di un vecchio telefilm ambientato in campagna N.d.Nanyscia] completò Parker.

”Esattamente!” esclamò la Olafson alzando un tanterello la voce, dopo di che si schiarì la voce e abbassò la voce di un decibel prima di continuare “Bene, sembra che stia tentando di salvare il vostro matrimonio ora… dandoti questa seconda luna di miele e tutto quanto.”

”Potrebbe sembrare così, ma non lo è” Parker abbassò il capo e fece diventare della sua voce un sussurrò.

”Oh no, non vorrai dirmi…”

”Lui non sa che lo so, o almeno penso che non lo sappia. Mi era sempre sembrato strano che lui ci avesse veramente lasciato perdere. Ma ora come ora, ho capito che quando lui fa qualcosa di dolce fuori dall’ordinario, è perché si sente colpevole di qualcosa. Ho cominciato a sospettare nel momento in cui è cominciata questa piccola fuga a sorpresa. E I miei peggiori timori sono stati confermati il giorno prima noi…” La Parker di Parker si affievolì mentre rallentava il passo.

”Suvvia, tesoro, andrà tutto bene” sussurrò Lois.

”Tutto ok voi due la dietro? State rimanendo indietro rispetto al gruppo.” Jarod avvisò le due donne.

”Non si preoccupi, Mr. Broots. Sua moglie ed io stiamo avendo un’amichevole chiacchierata, scambiandoci ricette e consigli. Mantenga gli occhi sulla strada e andrà tutto bene.”

”Okay, okay” cinguettò, ammiccando lievemente. ^Parker si starà divertendo!^

”Okay okay, il mio piede…” borbottò Lois a se stessa mentre riportava la propria attenzione su Parker che le stava sorridendo in gratitudine prima di continuare.

”Videocassette… ho trovato delle videocassette mentre rimettevo a posto il garage… Jarod è sempre così disordinato… E ho pensato che erano davvero delle ragazze carine e ben messe…”

”Ragazze? Quali ragazze?” domandò Lois alla compagna.

”Le ragazze della fattoria vicina… gemelle… fresche di scuola…diciottenni” declamò Parker, annuendo distrattamente “al meno SPERO siano diciottenni…”

”Buon Dio!”

”Suppongo che riceverò notizie dai loro genitori ogni giorno ora. Inevitabilmente vengono da me… fidanzati arrabbiati.. mariti… madri superiori.”

^Okay, Parker, hai proprio esagerato con quest’ultima.. Diavolo, è così divertente!^

”Adesso, credo proprio che dovrò aggiungere genitori arrabbiati alla lista” sospirò “Non capisco perché vengano da ME. Cosa credono che ci possa fare io?”

”Gesù! Be, cara, una cosa che puoi dare a quel, perdonami il francesismo, bastardo di una cane è un bel calcio nel didietro – o magari in un posto più appropriato – per poi dargli il ben servito!”

”Se solo potessi” disse Parker malinconica.

”Beh, perché non puoi? Sembri una donna intelligente e capace. Cosa te lo impedisce?”
“Perchè, oh, è così imbarazzante…”

”Di pure, non c’è niente di cui vergognarsi!”

”Ecco… beh, Jarod è ben fornito… oh, e le cose che un uomo può fare con la propria lingua… arrossisco al solo pensarci. Non posso proprio farne a meno… Ne ho bisogno… lui è così … Ad essere sinceri, devo ammettere che non importa quanto sia coinvolto, non ha mai trascurato i suoi doveri coniugali. Si, mio marito può andare tutto il giorno e tutta la notte, il che non è male per un uomo della sua età. Anche se, qualche volta diventa irritante, tutti quegli spostamenti, e il Vermont è squisito per…” Parker realizzò di essere sola e, facendo spallucce, si voltò.
“Lois? Perché ti sei fermata? Va tutto bene? Non ti vedo più..” Chiese Parker alla donna, ora bianca come un lenzuolo e con gli occhi sgranati e la bocca spalancata molti passi indietro a lei.

* * * *

”Non capisco. Ho fatto o detto qualcosa per offendere gli Olafsons?” Sussurrò Jarod a Parker mentre avanzavano avanti alla famiglia, la quale sembrava mantenere appositamente le distanze dalla loro guida.

”Non che io sappia. Perché?” rispose Parker innocentemente.

”Beh, dovrai aver notato che sembrano trattarci piuttosto freddamente. E da quando abbiamo superato la vecchia miniera sembrano tutti avere fretta di tornare indietro, soprattutto Lois. Si comportano in modo decisamente bizzarro. Quando ho provato ad aiutare Nonna a scendere quel grosso scalino, lei ha rifiutato di prendere la mia mano e, quando ho insistito, mi ha colpito con la sua borraccia.”

”Non lo ha fatto” replicò Parker ridacchiando.

”Oh sì, e Melanie, la figlia più piccola, mi ha spinto in un angolo tra i ceppi della miniera e ha fatto alcuni decisamente poco appropriati commenti, per una donna sposata quale è.”

”Lo ha fatto?”

^Guarda, biondina, che conosco circa 80 modi differenti per ucciderti con le mie sole mani nude.^

”E i ragazzi, beh, continuavano a lanciarmi occhiate cariche di disprezzo mentre gli altri continuavano a sorridermi ammiccando come se stessero condividendo una specie di scherzo ai miei danni. E’ strano.”

”Non posso aiutarti, Jarod. Siamo stati insieme per tutto il tempo e non ti ho visto fare o dire niente di offensivo. Penso che questo confermi quello che ho sempre saputo, che il genere umano è ricco di tipi strani.”
“Parker” brontolò.

”Hey, non sparare al messaggero. E’ stata una tua idea di coinvolgere il cast di “Fargo”, non mia.”

”Il cast di cosa?”

”Lascia perdere” sospirò “prima ce ne andremo da questa montagna, prima ci libereremo dei ‘Brady Bunch’ e” aggiunse immediatamente dopo “se mi domandassi chi LORO siano, io…”

”So chi sono i Brady Bunch, Parker, sono stato via solo un attimo.”

* * * *

”Allora gente, eccoci qua. E questo dopo sole sei ore. Devo dire che siamo scesi in tempo record. Spero che vi sia piaciuta l’escursione di oggi. Penso di poter dire anche a nome di Ginger che a noi è piaciuta molto.” Jarod fece del suo meglio per suonare allegro a dispetto della scomoda tensione che aleggiava sul gruppo, cosa che era ancora ben lontana dall’essere spiegata.

”E’ stata deliziosa, grazie” rispose Lois freddamente, lanciandogli un gelido sguardo prima di voltarsi verso Parker e, con uno sguardo misto tra disgusto e compassione, aggiunse “Spero che ti vada tutto bene mia cara. Buona fortuna.”

“Grazie, Lois” rispose lei con un dolce sorriso. “E’ stato un piacere conoscerti ed è stato un piacere chiacchierare con te.”

”Sì” rispose piattamente “lo è stato.”

”Bene” Jarod fece spallucce “Credo che dovremmo caricare Sig e Roy sul rimorchio. Vi auguro di godervi il resto della vostra permanenza.”

Con ciò, uno dei generi, quello più impressionato dalle particolarità della loro guida, offrì la propria assistenza a Jarod. Quando raggiunsero il retro del rimorchio, fuori dalla portata d’ascolto del resto del gruppo, il giovane gli si avvicinò con aria cospiratoria e domandò “Gemelle, eh? Come sono?”

”Scusami?” Jarod si voltò verso di lui, perplesso.

* * * *

”Suppongo che non avresti mai immaginato…” rifletteva Lois, fissando fuori dalla finestra del loro furgoncino a noleggio mentre si allontanavano dal parcheggio. Dando un ultimo sguardo alla sorridente, salutante coppia aggiunse con un sospiro “Sembravano così una brava coppia.”

”Beh, mamma” osservò la figlia maggiore “questo prova quello che ho sempre detto. In genere umano è ricco di tipi strani.”

”Sara” la rimproverò Lois.

”Non sparare al messaggero, Mamma. E’ stata una tua idea trascinarci a Long Mountain con il Marchese e la Marchesa de Sade, non mia.”

”Non so dirvi riguardo Ginger, ma Jarod sembrava terribilmente carino con me” cinguettò Melanie.

”Lui sarebbe… per te” mormorò Sara tra sé e sé.

* * * *

”Brave persone..” commentò Parker seccamente voltandosi verso la cabina del camion.

”Sì, credo che probabilmente lo fossero.” Rispose Jarod, alzando un sopracciglio e sorridendo mentre la guardava scomparire dietro il rimorchio. Trent’anni dopo e lei riusciva ancora a metterlo nei guai. Il suo sorriso si allargò al pensiero di ciò.

La strada dietro al ranch dei McEwan era generalmente silenzioso. Parker era soddisfatta con se stessa e a Jarod piaceva vederla in quello stato. Era stata una giornata piuttosto impegnativa e non aveva effettivamente avuto il tempo di osservare quanto adorabile lei apparisse nella sua nuova tenuta da escursione. Ora che stava avendo la possibilità di rifletterci sopra, questo stava avendo un effetto assai più snervante su di lui. Piuttosto improvvisamente, le parole della canzone che lei stava cantando il giorno prima irruppero nella sua mente così che lui cominciò ad immaginarla…

^In fondo al lago.^

^E sotto il tavolo nella mia sala da pranzo.^
^Fuori sotto la luna piena.^

Non era ancora riuscito a trovare il coraggio di realizzare scende del genere ma immaginare il suo capo gettato all’indietro, gridando in estasi, era abbastanza per lasciare la sua bocca completamente secca. Si strappò di dosso il colletto inumidito e portò le dita a pettinarsi i capelli mentre tentava di cancellare dalla sua mente l’immagine di di una nuda… e molto soddisfatta Miss Parker…

In fondo a un lago…

Sotto un tavolo…

Sotto la luna piena…

”Tutto ok, lab rat? Sembri un tanterello…” lei fece un altra delle sue terribilmente sexy, profonde risate e Jarod cominciò a pregare silenziosamente che non andassero a finire in un fosso “distratto.”

”Hmmm… solo un po’ stanco, credo.”

”Mi dispiace di sentire ciò perché mi sembra di ricordare che tu mi debba alcuni ENORMI favori nei miei confronti.”

^Oh, Dio! Lei proprio doveva dirlo, doveva??^

* * * *

”Ehi, ciao” Parker sorrise mentre abbassava lo sguardo su un ragazzino dai capelli castani e gli occhi blu che le stava tirando il pantalone “chi dovremmo avere qui?”

Il bambino abbassò gli occhi timidamente e non disse niente ma la strattonò nuovamente i pantaloni.

”Questo è piccolo Chuck, il mio nipotino. Ha solo tre anni ma è gia sulla buona strada con le donne.”

”Proprio come il Chuck maggiore” scherzò lei prima di accovacciarsi rivolta al suo piccolo ammiratore.

”Spero che i ragazzi stanno aiutando Jarod a scaricare il rimorchio. Sembrava un po’ stanco quando vi siete fermati.”

”Oh” rispose Parker con un sorriso mentre faceva avvicinare il piccolo al suo grembo “Starà molto meglio – non c’è niente di meglio di un sonnellino come cura.”

Avendo scaricato con successo Siegfried e Roy con l’aiuto dei ragazzi McEwan, Jarod attraversò il cortile andando verso Chuck e Parker. Appena si avvicinò, si trovò nuovamente stupefatto, affascinato per l’ennesima volta in pochi giorni.
”Oh, i baci della farfalla…” Sentì sussurrare Parker mentre si piegava e, con le ciglia, faceva il solletico sulla guancia del piccolo che sedeva sulle sue ginocchia. Ridacchiando, il ragazzino le ricambiò il gesto.

”Guarda, ti sei guadagnato un rivale” scherzò Chuck quando vide Jarod avvicinarsi.

”Ho visto” rispose Jarod con un sorriso, mentre già era perso nei suoi pensieri. Parker sarebbe stata un ottima madre. Era fortemente fedele, forte, e capace di qualsiasi cosa per proteggere coloro che amava, come aveva fatto pochi giorni prima ad Albuquerque, come aveva fatto dozzine di volte durante tutti quegli anni da quando lui era scappato. Ma era anche capace di così tanta tenerezza, come aveva dimostrato anni prima con quella ragazzina terrorizzata alla Dover Town Bank, come aveva mostrato a Thomas, come appariva ora. Lui non aveva mai incontrato, e dubitava seriamente che sarebbe mai accaduto, nessuno come lei. Non c’era nessun altro…

Parker alzò lo sguardo e ricambio il sorriso e, per un istante, gli sembrò di credere che tutto fosse vero. Lei era sua, lui era suo, e loro erano una normale, felice coppia in vacanza. Il centro non esisteva e nessuno dei due aveva provato l’immenso dolore che da sempre caratterizzava le loro vite.

”Il piccolo Chuck vuole conoscere Elvis così ho pensato che potremmo scendere al fienile insieme.” Disse lei.

”Mi sembra una buona idea” rispose lui caldamente.

Era cos’ facile fingere perché questa volta, questa simulazione veniva così facile. Pensò per un attimo a Zoe, la donna con cui stava passando le vacanze solo pochi giorni prima, e alla loro prima avventura insieme quando avevano finto di essere sposati. Nessuno ci aveva creduto seriamente quella volta e ciò faceva parte del divertimento. Ma lui e Parker non stavano avendo nessuno problema a convincerne le persone intorno a loro, forse perché, in un certo senso, non stavano fingendo. Beh, sicuramente lui non lo stava facendo e pensava, sperava, che fosse così anche per lei.

^Ancora quello sguardo… dannata te se non avevi ragione, Mamma…^

Con un vigoroso “Su andiamo!” Parker si alzò da terra insieme al bambino. Tenendo il piccolo in braccio, si avviò verso il pascolo.

”Allora te lo affido” annunciò Chuck, leggendo l’espressione del suo amico. “Sono sicuro comunque che sua nonna arriverà presto a recuperarselo. Non riesce a sopportare di stare lontano da lui molto a lungo.”

”Um, okay” rispose Jarod distrattamente, con la mente occupata dal pensiero di dove avrebbe trovato rifugio, e a come avrebbe potuto ottenere un altro bacio a Miss Parker.

* * * *

Come previsto, Blanca arrivò presto per riprendersi suo nipote, lasciando Jarod e Parker soli nel fienile. Regnava un imbarazzante silenzio, mentre lei aspettava la sua prossima mossa e lui contemplava riguardo a cosa avrebbe fatto lei. Carezzò Elvis e Charo mentre lui fissava intensamente il pavimento, occasionalmente calciando il fondo di paglia. Questo continuò per diverso tempo, con una forte tensione che rimpiazzava l’ossigeno fino a farli respirare a malapena quando, finalmente, lui si decise.

”Gemelle, huh?” commentò, lanciandole una maliziosa occhiata.

”Beh” sospirò “una persona può morire di noia se non trova il modo di intrattenersi” Un sorriso rifece capolino sulle sue labbra.
Ci fu un’altra pausa, durante il quale nessuno di loro prese fiato e poi…

”E’ così, tu mi desideri!”

Parker strillò mentre Jarod le si lanciò contro. Velocemente cercò di togliersi dalla sua traiettoria ma lui le fu dietro, afferrandola e stringendola alla vita. Facendola ruotare, la spinse contro una trave di legno. Entrambi stavano ansimando.
“E’ chiaro, non posso lasciarti sola un minuto” la rimproverò mentre premeva il proprio corpo fermamente contro il suo “è evidente che non ci si può avere fiducia in te e nel tuo comportamento.”

”Oh sì” lo sfidò senza respiro “e cosa, esattamente, avevi previsto per questo, caro il mio Ragazzo delle Meraviglie!”

”Hmmm…” alzò gli occhi fingendo di riflettere “”Riguardo questo?”

Le pizzicò la punta del naso e sorrise.

”Questo è il tuo meglio?” ruotò gli occhi e finse uno sbadiglio.

”Riguardo questo” disse ancora più dolcemente per poi darle un dolce, duraturo bacio su ognuna delle palpebre. Lei fece un profondo respiro e potè sentire il suo corpo cedere contro quello di lui.

”Ooooh” disse a bassa voce, quasi in un sussurro “mi stai facendo tremare, scimmietta.”

”Sì…” sfiorò le sue labbra con le proprie “lo credo.”

”Beh,voglio proprio vedere riguar… mmmm!”
In un istante, le sue labbra furono sue, la sua lingua nella sua bocca dove esplorava con tenerezza ma anche premura. Lasciò andare le braccia con cui la bloccava ai fianchi e la strinse in un abbraccio. Dopo qualche momento, lei recuperò abbastanza lucidità per diventare un partecipante attivo, portando le proprie mani tra i suoi capelli, facendo scorrere le sue dita attraverso questi, strappandogli un gemito quando la sua lingua cominciò a duellare per il controllo.

Per non essere da meno, spinse ulteriormente la sua schiena contro la trave, portando una delle sue gambe tra le sue, forzandole a stare lontane mentre le sue mani leste trovavano la propria strada sotto la sua maglietta, una sulla sua bassa schiena dove accarezzare la sua pelle morbida mentre l’altra andò verso il suo ventre, indugiando per un momento finchè non trovò il coraggio di scivolare sul suo petto. Delicatamente le prese il seno sinistro, e questo la fece distaccare dalle sue labbra, e ansimò.

”Oh, Dio!” gridò quando fece correre il suo pollice sul suo capezzolo, lo poteva sentire indurirsi attraverso la stoffa del suo reggiseno.
Incoraggiato da ciò, portò avanti l’altra mano e ripeté il processo con l’altro seno, suscitando nuovamente una reazione positiva da parte sua. Si allontanò leggermente e le lanciò uno dei suo sguardi “ti ho preso!”. Lei rispose con un’occhiata di sfida, gli occhi blu che lo fissavano mentre muoveva il bacino vicino al suo, costringendolo a chiudere momentaneamente gli occhi e gemere.

Quando li riaprì lei recava un sorrisetto soddisfatto. I suoi occhi seguirono il profilo del suo corpo per poi risalire prima che lei commentò, con molta più disinvoltura di quella che lui si sarebbe aspettato da lei in una circostanza del genere, “Ora QUESTO decisamente NON è il tuo telefono cellulare.”

”No” rispose calmo, anche se alquanto senza fiato, mentre rammentava dove fossero le sue mani. Si piegò come per sussurrarle qualcosa, mentre faceva scivolare una mano sotto la seta del suo reggiseno. “Ma questo è tutto tuo, non è così, Miss Parker…tutto tuo…” le mormorò nell’orecchio mentre lei incurvava la schiena, premendo il suo corpo contro il suo.

”Okay, ora puoi stare zitto…” fu la sua unica risposta mentre lo spingeva in un altro bacio, i loro corpi scivolavano giù lungo la trave fin quando non crollarono sul fondo di paglia, lui sotto e lei sopra di lui, naturalmente.

* * * *

”Ehilà! Oh cari! Mi dispiace ragazzi, ma avrei dovuto pensare che eravate qui da troppo tempo…oh Gesù!” Chuck balbettò, mentre stava in piedi raggelato all’ingresso del pagliaio e non poteva fare a meno di guardare dritto avanti a sé, all’uomo e alle donna che aveva appena scoperto sdraiati sul pavimento del suo pagliaio, chiaramente impegnati a insegnare a loro modo al piccolo Elvis una o due cose sulla natura.

”Non devi scusarti di nulla, il fienile è tuo” Disse Jarod cortesemente mentre si tirava su per rimettersi la maglia e, intanto che c’era, provava speranzoso a oscurare Parker alla vista del visitatore mentre lei tentava di rientrare nel reggiseno che lui era appena riuscito a sfilarle. Giudicando dai grugniti e i borbottii che sentiva imprecare dietro di sé, non stava avendo molto successo. In effetti, le ricordava una tartaruga bloccata sulla schiena e quasi scoppiò a ridere finchè non realizzò che così facendo avrebbe avuto la certezza che non avrebbe mai più avuto esperienze di prima mano con il reggiseno di Miss Parker o, più altro, con i tesori in esso contenuto.

”Jarod!” bisbigliò Parker attraverso i denti digrignati.

”Uh, sì?”

”La mia maglia! Dov’é?” Jarod la guardò di traverso e poi si guardò intorno.

”Um, vi lascio a” Chuck si schiarì la voce “rimettervi in sesto, prima di tornare per un paio di cose. Mi dispiace davvero..oh Gesù!” Ripeté mentre si grattava nervosamente il collo, prima di voltarsi e lasciare rapidamente il campo.

”Ci sei seduto sopra!”

”Su cosa?”

”La mia maglia, idiota!”

”Oh, scusa…” Jarod si alzò e voltò per trovare Miss Parker seduta sul pavimento in reggiseno, pantaloni e stivali, con i capelli in disordine e disseminati di paglia. Era rossa, sudata e ancora senza fiato. Non poté farne a meno e le sorrise.

Lei alzò lo sguardo su di lui “Suppongo che pensi che ciò sia divertente.”

”Non riesco a farne a meno, sei così…” ^Devo dirlo?^ “Bella.”

”Potrei avere la mia maglia, per favore?” Rispose, facendo però seguire un sorriso.

”Sembriamo avere un certo effetto sulle persone intorno a noi questa settimana.” Commentò mentre le offriva una mano per aiutarla ad alzarsi. Lei si alzò e tentò di ripulirsi prima di riprendersi la maglia da lui, sbattendola e infilandosela.
“Comincio a vedere un certo buon senso nel tenerci lontani tutti questi anni.” Scherzò mentre tentava di raddrizzare i vestiti sgualciti e sistemare i capelli arruffati. Arrivata alla conclusione che quello non era il modo di nascondere il fatto che stava per farlo sul pavimento di un pagliaio, alzò le spalle e disse. “Avanti, Jarod, sciogli questo ghiacciolo.”

”Come desidera, Miss Parker” rispose lui, seguendola e facendo un grande sorriso.

* * * *

”Erano i Broots quelli che ho visto andare via?” chiese Blanca a suo marito mentre si avvicinava al pascolo.

”Sì.”

”Bene. Allora, cosa hanno detto?”

”Molto poco” rispose ridacchiando.

”Beh, hanno detto di sì o di no?”

”Per cosa?”
“Dios mio, non dirmi che te ne sei dimenticato ancora!”

”Huh?”

”Di invitarli a cena!”

”Ah, tesoro, ecco vedi… forse è meglio cenare soli stasera.”

# # # #
 
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Nanyscia
view post Posted on 28/10/2005, 22:01




Si alza il coro degli Alleluya... questi due se lo meritano proprio...

Land of Enchantament
Capitolo 12

Fermandosi di fronte alla casa che avevano condiviso nel corso degli ultimi due giorni, Jarod e Parker si scambiarono un breve, cospiratorio sguardo.

”Voglio solo sistemare un paio di cose prima. Tu puoi andare avanti.” Le disse amabilmente.

”Ok” rispose lei quasi timidamente prima di aprire la portiera e di scendere dalla macchina. Sbattendo la porta dietro si sé, balzò in casa.

Jarod si vide sorridere nello specchietto retrovisore mentre spegneva il motore. Sospirò e sedette immobile per un momento.

”E’ davvero successo, Sydney?” mormorò “Sicuro che è stato bello, qualsiasi cosa sia stata, almeno spero che lo sia stato. Bene, entrambi vediamo che ho finalmente avuto quel trauma mentale ed emozionale del quale tu ti preoccupavi tanto da quando ho lasciato il Centro.” Scosse la testa e rise scioccamente, prima di togliere la chiave dal morte ed aprire la portiera. Mentre andava verso il baule, tornò a meditare.

^Sono stato eccezionalmente calmo e razionale a riguardo, particolarmente quando si è avvicinata in quel modo.. non ho mai avuto molto successo in questo. La donna che accarezzavo sul pavimento del fienile di McEwan, la donna con cui avrei… proprio lì… se non fossimo stati interrotti… MISS PARKER! Dovresti saperlo bene, Jarod. Dovresti essere terrorizzato, correre e gridare nella direzione opposta. Diavolo, per quanto ne so, questo potrebbe essere parte di un suo qualche elaborato piano… per tenermi qui e torturarmi fino alla morte…^ Ridacchiò mentre pensava al destino che aveva portato il suo corpo e la sua anima a non tollerare l’idea della fuga.

^Ho paura che questa volta non ci sia modo di sfuggire a Miss Parker, caro il mio Jarod.^

* * * *

Appena fu dentro casa, Parker si appoggiò contro il muro di fronte alla porta di ingresso, piegandosi e sedendosi per poggiare le mani intorno alle ginocchia e poi fare un profondo, fortificante respiro. Scosse la testa e sorrise ironicamente.

^Lo sapevo! Sapevo che quella puttanella sarebbe stata utile… ma COSI’ utile? E’ pazzesco. Ha lavorato come una piccola ape operaia, facendo pratica per settimane. E intanto, io sono DECISAMENTE arrugginita. MIO DIO, se sa baciare! E quelle mani… come può un uomo grande e grosso avere mani così morbide? Beh, per lo meno posso trovare un po’ di conforto nel fatto che ha avuto problemi con i meccanismi del mio reggiseno… aspetta un minuto, così lui ha…*****! [Ok, ci arrivate a che imprecazione sta lanciando… ma non mi piace come parola.. no no.. uso tutte le altre ma questa no XD Comunque inizia per m e finisce per a N.D.Nanyscia]^

Si tirò su, cominciò a camminare per la stanza, disegnando piccoli cerchi, e occasionalmente lanciando occhiate fuori per vedere che stesse combinando Jarod.

^Oh, l’IRONIA: lui è stato vergine fino ai, quanto, 36 anni. E io sono una moderna, indipendente, donna sessualmente libera. O almeno era quanto CREDEVO di essere! E, invece, LUI è stato quello che ME ha fatto ansimare, annebbiare la vista, e praticamente SUPPLICARE per quello, in quel maledetto fienile!^

Si fermò di nuovo davanti alla finestra e finalmente lo vide in piedi dietro il bagagliaio aperto, con lo sguardo perso in esso, mentre l’espressione sognante sul suo viso si trasformava in un largo sorriso senza che lei se ne accorgesse.

”Bene, Ragazzo delle Meraviglie, ti prometto una cosa…” avvisò, con la voce carica di determinazione mentre lo fissava attraverso la finestra “arrugginita o no, IO ti farò vedere chi è che comanda!” Ridacchio, poi si voltò, piegandosi per slacciarsi gli stivali.

* * * *

Canticchiando un motivetto di cui non conosceva il nome, Jarod salì i gradini del portico e, portando ciò che aveva in mano in una sola mano, liberò l’altra per poter aprire la porta. Una volta dentro, inciampò in qualcosa e abbassò lo sguardo.

”Parker…” borbottò affettuosamente mentre fissava i suoi stivali da escursione, abbandonati davanti alla porta. Calciandoli da parte, si spostò verso la stanza dove vide le calze che lui aveva scelto per lei da indossare sparse intorno al divano.

^Non capisco che stia succedendo. Lei normalmente è così ordinata.^

Alzando le spalle, andò verso il divano e chiamò “Parker? Dove sei…?” La sua voce si affievolì mentre notava i suoi pantaloni abbandonati scompostamente sul pavimento, indicando che si era semplicemente liberata di essi e aveva continuato felicemente sulla sua strada. Cominciò a sentirsi piuttosto allegro, soprattutto quando incappò lunga la via della sua t-shirt. Alzando un sopraciglio procedette in direzione del della sua camera, avvistando un altro oggetto che lo fece sorridere ulteriormente.

^Bene, questo mi solleva. Se la persona che si occupa del guardaroba di Parker fosse stata a capo della sicurezza del Centro, probabilmente non me ne sarei mai andato di là.^

Finalmente, giusto di fronte alla porta, la quale era stata lasciata socchiusa, rimaneva l’ultimo articolo. Nero… di seta… minuscolo. L’espressione di Jarod si fece seria; l’eccessiva umidità della sua bocca lo costrinse a deglutire; il cuore gli batteva forte. Lanciò dietro le proprie spalle verso il divano gli oggetti che pochi minuti prima considerava abbastanza importanti da portare in mano.

Deglutendo, si spinse in avanti, aprendo la porta e facendo qualche passo esitante. La luce fioca del giorno lanciava un’ombra ambrata su ogni cosa. Socchiuse gli occhi per abituarsi a quella luce, ma presto i suoi occhi si trovarono a fissare le sue forme. Stava distesa su un fianco e coperta solo da un leggero lenzuolo di cotone, con la testa tenuta su da un gomito. Quando i suoi occhi incontrarono i suoi, lei gli lanciò uno sguardo carico di aspettative. Appariva fresca come una rosa. Non c’era niente di fresco riguardo a come lui si sentiva, ma ciò non importava. Lei era reale ed era lì, adesso, con lui. E lì, ora, c’era ciò che lui desiderava più di ogni cosa al mondo; ciò che voleva dal primo istante in cui i loro occhi si erano incrociati al bar. Diavolo, era ciò che aveva sempre voluto, punto. E, quella settimana, aveva voluto fare di tutto – incluso il comportarsi come un pazzo furioso – per fare in modo che ciò accadesse. E adesso stava succedendo. Lei era lì… lei voleva essere lì… LEI LO VOLEVA!

Fu vicino al letto in un attimo, senza ricordarsi dei requisiti che avrebbe dovuto avere per farlo. Aveva semplicemente galleggiato per la stanza, o forse si era smaterializzato da vicino alla porta ed era riapparso vicino al letto. Di ciò non gli importava; era risoluto a portare a termine il suo obbiettivo primo. Fece per muoversi e raggiungerla nel letto quando lei si tirò su e spinse una mano contro il suo petto.

”Uh-uh” disse scuotendo la testa “Non ti farò entrare nel mio letto con quei sudici indumenti da campagna.” Con un sorrisetto, aggiunse “Hai ancora addosso gli stivali, Jarod.”

Guardò in basso e poi di nuovo lei. “Oh” rispose piano prima di voltarsi e sedersi sul bordo del letto. Lei si mordicchiò il labbro mentre lo guardava lottare, agitando le mani in modo convulso, per slacciarsi le stringhe. Con un sospiro di sollievo Jarod portò a termine la prova, poi lanciò gli stivali lontano, si voltò e si precipitò di nuovo vicino a lei. Di nuovo, lei scosse le testa dicendo no.

”Adesso cosa?” protestò, disperato per non poterla toccare.

”I tuoi vestiti, genio, noi eravamo sul PAVIMENTO di un FIENILE, ricordi?”

Con un lamento, si allontanò di nuovo dal letto e cominciò a liberarsi senza troppe cerimonie dei vestiti. Cominciò con la maglietta, poi passò ai pantaloni e poi, saltellando su un piede con grande divertimento di Parker, i calzini, finchè non rimase con indosso i soli boxer, fissandola, respirando appena, aspettando ulteriori istruzioni. Era tentata di afferrarlo e divorarselo per intero… letteralmente.

”Ci siamo quasi, Jarod” lo incoraggiò, mentre con il capo indicava in direzione dell’indumento rimasto. Con sua profonda delizia, lui rispose abbassando timidamente lo sguardo sul pavimento e, benedetto il suo piccolo cuoricino da simulatore, arrossendo. Stava diventando troppo, così cominciò a chiedersi se fosse possibile svenire a causa di un eccessivo stimolo sessuale.

”Penso che entrambi abbiamo superato la fase di pudore, non credi?” miagolò mentre si tirava su e si metteva a sedere, lasciando che il lenzuolo le scivolasse dalla vita.

Con gli occhi ora sgranati, Jarod semplicemente si liberò dei boxer e le venne incontro, il suo desiderio per lei completamente allo scoperto. Con un luccichio in quei impenetrabili occhi blu e una risatina maliziosa dichiarò “Penso che dovremmo trovargli un nuovo soprannome.. ‘PICCOLO Jarod’ è un tantino innapropriato.”

Quelle furono le sue ultime parole comprensibili mentre Jarod, ora di fatto pazzo di lussuria, le strappava di dosso il lenzuolo. Lei rimase senza fiato per la sorpresa mentre lui l’afferrava per le caviglie e spingeva il suo corpo contro il proprio. Salendo sul letto con lei, sembrò prendere coscienza di qualcosa, riuscendo anche a fare uno dei suoi ghigni “ti ho preso” mentre i loro occhi si chiudevano, le mani che scivolavano su per le sue gambe, ardenti di trovare la strada per il loro obbiettivo finale.

* * * *

Erano rimasti abbracciati, mentre l’ultima luce del giorno scompariva. Rimasero in silenzio, sudati e senza fiato, finchè Jarod non recuperò la capacità di parola. Beh, più o meno.

”E’ stato così… così…” sospirò, rinunciando alla ricerca di un aggettivo appropriato.

Parker non disse niente, ma poggiò il capo sul suo petto, soddisfatta di essere riuscita a ridurre il vocabolario di Jarod ai monosillabi. E poi, neanche lei era ancora riuscita a pronunciare una parola. Era andata molto bene, considerando che lei era fuori pratica da un po’. Ora era tornata in sella, e aveva velocemente riguadagnato confidenza con sé stessa. Di fatto, avrebbe voluto mostrare al ragazzo ancora una o due cose.

”Come va?” chiese alla donna, insolitamente tranquilla, ora sdraiata sopra di lui.

”Bene” sospirò, rannicchiandosi contro il suo corpo “Penso sia stato solo per un momento.” Sentì il suo corpo irrigidirsi mentre parlava.

”Oh, Dio, non ci avevo mai pensato! Che idiota che sono! Ti ho fatto male? Per favore dimmi che non ti ho fatto male!”

Lei sollevò il capo, poggiò il meno sul suo petto e sorrise assonnata mentre lui le toglieva delle ciocche di capelli dal viso. Anche nel buio, lei riusciva a vedere lo sguardo carico di preoccupazione sul suo viso, così lei lo rassicurò. “Come hai potuto vedere tu stesso, pochi minuti fa, Miss Parker non sta di certo provando alcun dolore.”

Il suo corpo si rilassò e lui sorrise, stringendola tra le braccia, tirandola nel suo abbraccio, poi commentando. “E’ stato divertente oggi, e non dico solo le ultime una o due ore, anche se devo ammettere che sono state la mia parte preferita…”

Lei ridacchiò e mosse il corpo contro il suo, suscitandogli un gemito prima che lui continuasse “L’intera giornata è stata divertente – con i McEwans, anche con gli Olafsons – non so se l’ hai notato, ma noi due formiamo proprio una bella coppia, Parker.”

”Dove diavolo sei stato ultimamente, genio? L’ ho sempre saputo… ho sprecato gran parte del mio tempo e delle mie energie cercando di negarlo… per anni. Devo ricordarti quello che è successo alla Dover Town Bank, o una di quelle volta in cui abbiamo avuto bisogno di collaborare per tirare Syd fuori dai guai?”

”Ah, ricordo tutto benissimo” rispose pensoso, prendendosi un momento per riflettere. “Bene, mia cara…” aspettò un momento per vedere la sua reazione a questo sua espressione. Non vedendone nessuna, continuò. “La notte è ancora giovane. Cosa vuoi fare?”

”Penso che tu conosca già la risposta a questa domanda” rispose lei con un sorrisetto.

”Okay, ma mi devi qualche minuto. Sono passati solo pochi anni dalla prima volta. Per quanto mi dispiaccia non l' ho capita, particolarmente adesso.”

”Questo mi fa pensare” Sollevò la testa mentre parlava “Mi sembra di ricordare che tu abbia qualche grossissimo favore da ricambiare stasera.” [Attenzione: nella versione inglese Parker dice che Jarod le deve “some mayor ass-kiss” letteralmente “mi devi dei grossi baci al sedere” (XD) nel senso “mi devi moltissimo”. Faccio notare la cosa per ciò che combina Jarod tra pochissimo.. N.D.Nanyscia]

“Credo che tutti abbiamo i nostri piccoli peccatucci. Come desidera, Miss Parker.” La mano di Jarod cercò intanto quella parte del suo corpo.

Ridendo mentre afferrava e allontanava la mano altrove, Parker girò su se stessa. “Per quanto apprezzi la tua letterale interpretazione, ho qualcos’altro in mente. Ma prima, ho bisogno di una doccia. Probabilmente odoro come Siegfried e Roy.”

”Naaa” ribattè lui con la voce piena di soddisfazione “profumi come me.”

”Allora ho DECISAMENTE bisogno di una doccia” scherzò mentre saltava giù dal letto.

Jarod aggrottò le ciglia mentre osservava la sua silhouette nuda muoversi attraverso la stanza. “E cosa si suppone io faccia mentre tu sei sotto la doccia?”

”Beh” si fermò sull’uscio e si voltò “potresti fare quello che la maggior parte degli uomini fa in queste occasioni e cadere in coma, o potresti stare semplicemente sdraiato e rivivere l’ultima ora della tua vita, fortunato di un figlio di…, oppure…potresti fare la tua piccola parte nell’aiutare a migliorare la mancanza cronica di acqua che affligge le comunità del Sud-ovest.”

”Hmmmm…? Oh!” Jarod scattò su. “Mi stai invitando a fare la doccia con te!”

”E pensare…” commentò Parker di sbieco, scuotendo la testa e voltandosi per uscire dalla stanza con Jarod alle calcagna “che l’organizzazione per cui lavoro ha sprecato più di quattro anni, per non parlare del denaro e delle risorse, per avere l’accesso a QUESTA tua mente geniale.”

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Nanyscia
view post Posted on 9/11/2005, 20:45




Land of Enchantament
Capitolo 13

*You cause in me an impossible craving
No way that it will be denied
If I decided to make you my religion
I think God would be kind
So I made a wish on a million of the stars
Registered your name on a few
That way if you ever forget who you are
You can look up and see a picture of you*

Jarod con la coda dell’occhio portò lo sguardo su Parker, la qualche allegra muoveva la testa su è giù a tempo di musica. Era il suo turno al volante mentre viaggiavano lungo la via che portava al centro cittadino. Appariva sublime in un vestito verde acqua con sfumature che si allargavano a circoli in vari tonalità di blu. Era un vestito senza spalline, stretto al petto, arricciato eppure così sottile nella profonda e tentatrice scollatura, fino a terminare superbamente ben sopra il ginocchio. Era la cosa più femminile che avesse mai visto, e lei ci metteva molto di suo. Dannazione, il vestito la sua parte la faceva, la soffice stoffa aderente nei posti giusti, suggerendo quello che c’era sotto; questo in particolare rendeva il tutto molto più piacevole, considerando che ora lui sapeva esattamente che c’era sotto.

*Another day and I could've gone mad
Another day and it might've gotten bad
Another day and I might've betrayed every scruple I have*

”Proprio una bella canzone, davvero” commentò con un sorriso.

”Te lo avevo detto che era brava” gli rispose Parker, fissandolo per un attimo “Faresti meglio a toglierti dalla faccia quello stupido ghigno o tutti sapranno che hai appena fatto sesso.”

”E questa sarebbe una cosa negativa perché…?”

”Perché, Jarod, sono shockata. Non penserai che sia il tipo che si vanta delle sue conquiste spero.”

”Generalmente parlando, no. Ma mi sento piuttosto soddisfatto di me stesso stasera.”

”Oh davvero.. e cosa, se posso chiedere, rende il Ragazzo delle Meraviglie così soddisfatto?”

”Bene, visto che me lo chiedi, vediamo se mi ricordo le tue esatte parole. Oh sì, penso che suonassero più o meno così” si voltò verso di lei e sfoderò un largo sorriso “Santa Madre di Dio.”

Lei alzò le spalle indifferente, un largo sorriso appariva sulle sue labbra mentre riportava nuovamente la sua attenzione sulla strada.

”Si, penso fossero queste le parole, anche se dubito di poter ripeterle con lo stesso tono.” aggiunse con voce divertita.

”Oh, bella roba. Almeno non sono sembrata un animale… di quelli imprigionati nelle trappole… nel momento esatto prima che cominci a rosicchiarsi la zampa per liberarsela. E ho sempre pensato che il giorno in cui ti avrei ridotto a supplicare, sarebbe stato per chiedermi di risparmiarti la pelle… non per…” ridacchiò, poi allungò la mano verso il suo ginocchio.

”Hey tu, attenzione!” allontanò la sua mano. “Tutte e due le mani sul volante, Parker” la riprese giocoso “altrimenti dovrò insistere e farti fare subito inversione di marcia.”

”Nei tuoi sogni, Jarod. Un paio di giorni fa un simpatico gentiluomo mi ha promesso una serata in città. Ma poi questo pazzo assatanato mi ha rapito e mi ha negato la possibilità di indossare questo favoloso abito. Visto come mi sta, il suddetto pazzo ora mi deve una serata fuori.

”Oh davvero.. e chi era il fortunato?” domandò Jarod, provando ad essere il più indifferente possibile. “Non è stato il bambino, vero Mrs. Robinson?”

”Jarod, sei consapevole di cosa hai appena fatto?” esclamò lei con un occhiata carica d’approvazione “Nel tuo, tristemente fallito, tentativo di battuta, hai fatto un allusione alla cultura popolare!”

”Sto imparando, Miss Parker” rispose orgogliosamente “Sto imparando. Allora…” si costrinse a tentare di apparire ancora indifferente “Chi era?”

“Nessuno di importante, solo qualcuno con cui passare una serata, un procuratore di L.A. Credo di avergli tirato un bidone, l’ ho fatto?”

”Mi dispiace, non lo sapevo.”

”Beh, non potevi, visto che l’ ho incontrato a pranzo mercoledì, dopo che te ne sei andato. Abbiamo passato un ora o più chiacchierando e siamo finiti a prendere appuntamento per ieri sera. Non era un grande affare. Penso che si riprenderà” scherzò “E non dire che ti dispiace quando non è vero.”

”Come sai che non è vero?”

”Perché” portò lo sguardo di nuovo su di lui “hai ancora quella sciocca espressione da ‘Jarod è un ragazzo molto felice’ stampata sulla faccia.”

”Ok… solo.. beh, non stiamo facendo le cose un po’ fuori sequenza? Non sono un grande esperto in materia, ma le coppie non dovrebbero avere un appuntamento prima di… tu sai cosa?”

”Prima di darci dentro come conigli? Beh, si, questo sarebbe l’ordine naturale delle cose. Ma poi, quando mai noi abbiamo fatto qualcosa normalmente? In ogni caso, pensavo sarebbe stata una buona idea per alleviare le nostre tensioni prima di azzardarci ed avventurarci di nuovo in pubblico. Altrimenti, qualcuno ne sarebbe uscito ferito.”

Jarod annuì, poi caddero in silenzio, ascoltando la musica e godendosi la bella serata. Dopo qualche minuto riportò lo sguardo su Parker, sorridendo compiaciuto.

”Oh, Miss Parker” l’avvisò “faresti meglio a toglierti quello stupido ghigno dalla faccia o tutti sapranno che hai appena fatto sesso.”

”E questa sarebbe una cosa negativa perché…?” Sorridendo, premette forte sull’acceleratore mentre allungava la mano per riprendere il ginocchio di Jarod, fermandosi lungo la strada per alzare il volume.

*Another day and I could've gone mad
Another day and it might've gotten bad
Another day and I might've betrayed every scruple I have*

* * * *

^Sei davvero un gran bel figliolo, Jarod^

Parker ridacchiò con se stessa, fissandolo mentre attraversava la stanza per raggiungerla al tavolo. Appariva decisamente bene nel suo maglione nero e in certi pantaloni verde oliva. Nei fatti, stava così bene che la maggior parte delle donne, e più di uno degli uomini, si accorsero di lui. E la sua completa inconsapevolezza della cosa contribuiva non poco alla cosa. Non aveva assolutamente idea di quanto fosse sexy, e questo ne faceva il più sexy della sala. [Io mi dissocio dalle ultime tre frasi, sia chiaro N.D.Nanyscia]

”Non so se mi piace quello sguardo” commentò divertito mentre si sedeva.

”Il cameriere sta arrivando con i caffè e i dessert che ho ordinato. L’ ho preso anche per te, va bene?”

”Certo!” dichiarò entusiasta, aggiungendo “questo è davvero bello, Parker. Strano… ma bello.”

”Perchè dici strano?”

”Siamo seduti in un ristorante, cenando come due persone normali. Come ho detto, è strano… ma bello.”

”Sì, penso che tu abbia ragione.” Alzò le spalle “Strano… ma bello.”

”Anche se devo ammettere che non ho pensato non fosse una buona idea quando me ne hai parlato la prima volta. E sono ancora un po’ preoccupato di questi occhi indiscreti. Dio, se avessero trovato…”

”Beh, non hai sollevato molte obiezioni quando te l’ ho proposto.”

”Non avevi niente addosso… trovo che tu sia piuttosto persuasiva in quelle condizioni.”

”Me lo ricorderò” ridacchiò “Ma non preoccuparti, Jarod. Non so perché o come lo sappia, ma sono sicura che non stiamo correndo nessun pericolo. Inoltre, ho nascosto bene le mie tracce e…” si piegò e abbassò la voce “Ho trovato qualcuno che mi guarda le spalle al centro, stando attento che non scovino la mia scia.”

”Davvero?” aggrottò un sopracciglio “E chi sarebbe?”

”La stessa persona che lo ha fatto per te per anni.” gli rispose, raddrizzandosi sulla sedia e incrociando le braccia.

Scuotendo la testa e sorridendo domandò “Come sta?”

“Dall’ultima volta che l’ ho visto, sta bene. Mi è stato molto vicino ultimamente; penso che si senti protettivo nei miei confronti, sai, con tutta l’instabilità di questi giorni.”

”Più di ogni altra cosa, probabilmente è solo felice di riavere un’amica di infanzia, la ragazza che lo ha introdotto alle gioie dei Crackerjacks. Comunque, qualcuno potrebbe pensare che mi abbia rivelato qualche piccolo segreto.”

”In sua difesa, non gli era stato chiesto di farlo.” confessò, con la voce piena d’affetto.

”Tu non pensi che LUI possa aver avuto niente a che fare con il nostro incontro?”

Si prese un momento per riflettere sulla domanda di Jarod, poi rispose con una delle sue. “Beh, allora lui sapeva che tu saresti venuto qui?”

”Non sono mai sicuro al 100% di quello che lui sa o non sa. E’ sempre riuscito a contattarmi ma non gli ho mai dato la mia esatta posizione per la mia e la sua protezione. Tu invece?”

”Gli ho solo detto che Miss Parker aveva bisogno di riposo e cosa fare nel caso qualcuno si fosse impicciato, sai, e avesse chiesto dove fossi. Non ho mai detto niente se non DOPO aver deciso di venire. Non so che dirti Jarod. Non mi sono consultata con NESSUNO nella scelta del luogo per la mia vacanza.”

”Io neanche. Eccetto…” arrossì leggermente “Zoe, di certo.” Si schiarì la voce e sprofondò nella sedia.

Parker sorrise poi lo avvisò “Il nostro cameriere sta arrivando, quindi se vuoi il dessert farai meglio a decidere quale.”

* * * *

La seconda fase della notte in città di Parker fu di puro swing. Lei e Jarod si erano spostati nel locale vicino, per un bicchierino e un po’ di buon Jazz, a cortesia di un’amorevole ragazza dalla voce suadente. Passarono un po’ di tempo chiacchierando, tra la seria presa in giro e il flirt, quando improvvisamente, mentre andava una canzone, il volto di Parker si illuminò.

”Erano anni che non la sentivo. Mamma amava questa canzone.”

In risposta allo sguardo interrogativo di Jarod, aggiunse “Era un successo negli anni ’60, prima che io e te ci conoscessimo, penso. Dusty Springfield, se mi ricordo bene. Dio, fu parte integrante della nostra famiglia per più di un anno.” L’intensità del suo sorriso mentre ricordava quello che chiaramente era uno dei pochi ricordi felici della sua infanzia diedero a Jarod il coraggio di alzarsi e domandare.

”Balli, Miss Parker?”

In risposta lei annuì e prese la sua mano, alzandosi in piedi.

**...That look of love
Is on your face
A look that time can't erase
Be mine tonight
Let this be just the start
Of so many nights like this
Let's take a lover's vow
And then seal it with a kiss**

Neanche sorprendemente, i due insieme si muovevano perfettamente sulla pista da ballo. Poggiando la testa sulla spalla di Jarod, Parker chiuse gli occhi, scivolando nei ricordi di una notte di molto tempo prima, durante il quale lei scendeva piano per la scala, ben dopo l’ora di andare a nanna. Sedendo sull’ultimo scalino e spiando nel salotto, era riuscita a vedere, nella debole luce del fuoco, i suoi genitori stretti l’uno all’altro muoversi lentamente a tempo di musica, proprio come stavano facendo lei e Jarod in quel momento.

”Gli ho visti una volta, ballare.” confidò rimanendo contro la sua spalla.

”Chi?” le sussurrò tra i capelli.

”I miei genitori… beh, mia madre e l’uomo che avrebbe dovuto essere mio padre” rispose piuttosto amaramente, poi tornò dolce.”Strisciai di sotto e li guardai. Ballavano davanti al fuoco, l’una stretta all’altro e movendosi insieme… così perfettamente… quasi come una cosa sola. Potevo sentirli parlare piano ma non riuscivo a capire le parole. Ridevano di tanto in tanto, e ricordo di aver visto di sfuggita il viso di mia madre. Appariva così…” Parker sospirò.

”Sembra meraviglioso” disse Jarod mentre stringeva la stretta intorno a lei.

”Tu pensi che ci sia qualcosa di vero… che ci sia un briciolo di verità… che loro si siano mai sentiti… Oh, non avrei mai immaginato che avrei balbettato parlando di queste cose.”

”Sì. Vuoi sapere se quello che hai visto quella notte, quel momento così perfetto, era reale. E’ una domanda valida e, mentre non riuscirò mai a capire perché un uomo come Mr. Parker nonostante tutte le cose belle che la vita gli ha dato sembri continuare ad averne pochissima considerazione, credo che la risposta alla tua domanda sia davvero molto semplice.”

”Semplice?” Alzò lo sguardo scettica.

”Come ti sei sentita quella notte, Parker, vedendoli insieme?”

”Ho pensato che fosse bellissimo, che venivo da due persone che si amavano l’un l’altra, che mi amavano, davvero molto. Mi sono sentita al sicuro… felice.”

”Beh allora, per quanto che hai visto – e per come ti sei sentita – penso fosse reale.”

Sorridendo un po’ malinconica, mantenendo la testa contro la sua spalla. “Grazie, Jarod” sussurrò, poi aggiunse “Ora, basta ricordi. Sta cominciando a diventare nauseante.” Parker non ebbe bisogno di alzare lo sguardo per vedere il suo sorriso; riuscì a percepirlo, così sorrise anche lei di nascosto in risposta.

**I can hardly wait to hold you
Feel my arms around you
How long I have waited
Waited just to love you
Now that I have found you
Don't ever go...
Don't ever go...
Don't ever go...**

* * * *

”Che ore sono?” domandò Jarod dopo che il cameriere portava con sé il loro secondo giro di cocktail.

”Oh, penso intorno alla mezzanotte, perché? Non vorrai fare marcia indietro proprio ora, vero? Perché se lo fai, devo avvertirti che io non…” Parker si interruppe bruscamente, mentre qualcosa alle sue spalle catturava l’attenzione di Jarod e l’espressione di quest’ultimo cambiava improvvisamente. Sentì un brivido salirle lungo la schiena mentre si voltava lentamente, aspettandosi di vedere un plotone di spazzini del Centro con un trionfante Lyle in testa.

^Così, questo è il giorno della mia morte. Ironico come sia stato anche uno dei più piacevoli.^

Qualcuno, effettivamente, stava avvicinandosi ma non era chi lei credeva. In effetti, era qualcuno che lei neanche conosceva. Era una donna all’incirca della sua età, e poteva essere benissimo descritta come attraente nel suo rozzo, atletico modo di essere. Mentre si avvicinava al loro tavolo, sorrise ampiamente in direzione di Jarod, ed era chiaro che i due si conoscevano.

^Bene bene, questa si sta rivelando essere una vecchia settimana casalinga, non è vero?^

Parker si voltò verso Jarod e, con un sorrisetto a labbra serrate, incrociò le braccia e aggrottò un sopracciglio. Lui sospirò e fece spallucce prima di schiarirsi la voce e girarsi verso la nuova compagnia ora a soli pochi passi dal loro tavolo, che lo salutò.

”Hey, Delaware! Quanto tempo che non ci si vede!”

”Delaware” ripeté Parker, chiaramente divertita. Jarod la vide con la coda dell’occhio ma decise di ignorarla mentre rispondeva “Kim, che piacere vederti! Quanto tempo è, due anni?”

”All’ incirca. Chi avrebbe mai pensato di incontrarti qui! Allora, cosa ti porta al Taos?”

”Oh, un po’ di questo… un po’ di quello. E invece te?”

”Stessa cosa” rispose Kim con un sorrisetto. “Allora, Jarod, hai intenzione di presentarmi la tua amica o no?”

”Stavo cominciando a chiedermelo anche io” commentò Parker mentre incrociava gli occhi della altra donna per la prima volta.

”Oh, dimenticavo, questa è…”

”Matilda Schwartz” lo interruppe Parker, offrendo la mano.

”Piacere di conoscerla, Miss Schwartz, io sono Kim…” portò lo sguardo su Jarod mentre stringeva la mano a Parker.

”Peace” sospirò lui. La situazione era chiaramente al di là del suo controllo, così decise solo di tornare a sedersi e di vedere di chiarire. “Abbiamo lavorato un paio di anni fa”

”Davvero? E come ha trovato l’esperienza, Miss Peace?” domandò Parker alla donna ora di fianco a lei.

”Ha avuto i suoi momenti” rispose “E, per favore, chiamami Kim.”

”Allora devo insistere e chiederti di chiamarmi Mattie. Vuoi unirti a noi per un drink, Kim?”

”Oh, penso di no. Dovrei tornare dai miei amici quanto prima. Ma grazie per l’invito.”

”Un’ altra volta, Kim, un’ altra volta.”

Durante tutto il dialogo, la voce delle due donne trasudava una dolcezza quasi diabetica, cosa che Jarod considerò piuttosto atipica per entrambe. Erano rimaste a guardarsi fisso l’un l’altro e nessuna delle due sembrava aver intenzione di cedere, ed entrambe portavano un placido sorrisetto, cosa che ancora una volta nessuno avrebbe associato a nessuna delle due. Era come se Parker e Kim stessero comunicando su un altro livello, un frequenza non decifrabile dall’orecchio umano… come I fischi per i cani… o gli ultrasuoni dei delfini che usano per comunicare in mare aperto. Ne era affascinato e decise che ne avrebbe discusso con Sydney (cambiando i nomi, naturalmente, per proteggere… beh) appena possibile. Infine, quello strano comunicare fu interrotto.

”Bene, come dice il proverbio, due in compagnia… ed è meglio che io torni dai miei amici.” Esclamò Kim prima di fissare Jarod ancora una volta “Beh, è stato un piacere trovarti così bene, Delaware. Goditi la tua permanenza al Taos.”

”Anche te, Kim” rispose Jarod. Era stato bello rivederla, e sembrava stare molto bene.

”Oh, Mattie, nel caso nessuno ti avesse avvisato, se io fossi in te non gli volterei mai le spalle” tornò a guardare in direzione di Jarod “neanche per un secondo o non sai in che razza di guai è capace di trascinarti.”

”Me lo ricorderò. Grazie, Kim.”

Con questo, la caparbia e insistente cacciatrice, l'ultima persona di sua conoscenza che l' avesse sia sfidato che affascinato, probabilmente perché gli ricordava in così tante cose la donna che ora stava seduta di fronte a lui - diede una strizzata d'occhio all'articolo autentico e una a Jarod, prima di girarsi e riprendere sicura la sua strada.

”Matilda Schwartz? Cos’era, il nome più ridicolo a cui riuscivi a pensare?”

”Precisamente” Parker fece spallucce e poi aggiunse “Diavolo, ho adottato una nuova identità da più di dodici ore così ho pensato che era il momento di cambiare.”

”Carina la ragazza” aggiunse con un altro tono, l’espressione del suo viso del tutto indecifrabile.

”Sì” concordò Jarod, con una voce pervasa da una punta di prudenza.

”E scommetto che la seducente Miss ‘Peace’ è anche brava a letto, non è vero?” [In realtà Parker gioca con l’assonanza tra le parole ‘Peace” (il cognome di Kim) e ‘piece’ (che nel linguaggio parlato indica una persona brava a letto). Adòòòòòòòòrro quando fa la gelosa/acida xD N.D.Nanyscia] Un grosso ghigno apparve sulle sue labbra, un sopracciglio si inarcò di almeno uno o due centimetri.

”Non è stato come sembra, Parker. Mi è stata avversaria in una simulazione, poi è diventata mia alleata. Questo è tutto.” Sorrise brevemente al ricordo dell’innocua relazione che c’era stata tra loro. Era stato qualcosa che entrambi avevano usato per studiare l’altro e che probabilmente non era servito a molto, anche lui aveva avuto la possibilità di trovare ciò che desiderava (ma non l’aveva sfruttata).

”Davvero Jarod… è troppo per te. E’ carina. E posso dire senza indugi che è il mio genere di ragazza… ma non è una preda facile, ecco tutto.”

”No,” confermò Jarod un po’ perplesso “non lo è.” Un secondo dopo, le parole di Parker tornarono a rimbombargli nella testa.

^E’ carina. E posso dire senza indugi che è il mio genere di ragazza..^

E, in quel preciso momento, nella mente di Jarod cominciò a vagare uno dei pensieri più osceni che mai fosse passato di lì. La sua espressione doveva rivelare qualcosa, perché quando tornò dalla sua breve, anche se parecchio piacevole, vacanza dalla realtà, trovò Parker sorridergli maliziosa. Percepì anche una piacevole sensazione lungo la gamba, e dopo attente riflessioni, capì che l’origine era un piede nudo.

”Mi… mi dispiace, hai detto qualcosa?” balbettò mentre cercava di mettere a fuoco.

”Ho detto, cosa ci riserverà il futuro, Nia che passa di qui e ci invita per un the?”

I suoi occhi si sgranarono e Parker non riuscì a capire che era il risultato di ciò che aveva detto o del movimento del suo piede, del quale lui aveva appena preso conoscenza. Era piuttosto una combinazione di entrambe le cose. Lui non rispose, anzi afferrò il suo drink, tremante, e ne prese un sorso, il tutto continuando a fissarla sospettoso.

”Pensavi che avessi dimenticato il nome della donna con cui hai perso la verginità..” afferrò una ciliegia con le labbra e la morse famelica “lo pensavi?” aggiunse mentre la sgranocchiava.

Il sorso che aveva appena preso gli andò di traverso, così che Jarod cominciò a tossire violentemente, fino a fargli scorrere lacrime sulle guance. Questo catturò l’attenzione di uno dei camerieri, quello che stava portando i drinks al tavolo di Kim.

”Tutto bene, signore?”

”Oh, sta bene sta bene, grazie.” Lo rassicurò Parker. Scuotendo la testa, sospirò “Questo è mio ragazzo” poi lo fissò intenzionalmente negli occhi ancora lucidi “mette sempre in bocca più di quanto possa masticare.”

Quando si riprese, Jarod riprese il bicchiere per controllarlo e, con lo sguardo aggrottato, lo rimise giù.

”Hey, quella era la mia ciliegia!” la accusò.

”Uh, si, lo avevamo già capito” e rise. [In inglese entrambi usano la parola ‘cherry’ che indica sia il frutto della ciliegia, sia la verginità di qualcuno. Jarod usa la parola nel senso di ‘ciliegia’ ma Parker la intende come ‘verginità’. Purtroppo non sapevo come rendere il gioco di parole. N.D.Nanyscia]

”Molto divertente.. Matilda!” Le lanciò un’occhiata di finto sdegno poi le tirò scherzosamente per le dita il piede che ancora poggiava sulla sua gamba. “Beh, dovrei…”

”Cosa?” contestò lei, lanciandogli uno dei suoi splendidi e misteriosi sguardi.

”Deve solo aspettare che la riporti a casa, Mr. Broots” la avvertì.

Non dovette aspettare molto, perché presto Jarod di voltò e chiese il conto. Con un cenno di apprezzamento per i drinks e un saluto a Kim attraverso la stanza, se ne andarono velocemente. Poi, senza nessuna discussione a riguardo, seguì una gara. L’obiettivo: fissare l’altro cercando di resistere al toccarlo quanto più tempo possibile. Ciò continuò per tutta la durata del viaggio verso casa, durante il quale entrambi usarono ogni genere di trucco nel tentativo di prevalere sull’altro, finchè il gioco finì, più o meno in parità, sul portico della piccola casa che condividevano.


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Nanyscia
view post Posted on 29/11/2005, 21:50




Capitolo 14

Parker si svegliò sentendosi meravigliosamente bene, fin quando si mosse e ogni muscolo del suo corpo le rammentò le attività della notte precedente. Non aveva idea di che ora fosse ma a giudicare dalla luce che si vedeva per la stanza, pensò che fossero ormai nella tarda mattinata e forse anche oltre mezzogiorno. Era quasi l’alba quando erano crollati, esausti, ognuno nelle braccia dell’altro e si erano finalmente addormentati. Sorrise e si voltò a guardare l’uomo che dormiva sereno dietro di lei.

”Bene, abbiamo avuto il nostro ‘momento’ Jarod” mormorò piano mentre tendeva la mano e con le dita seguiva le linee della sua spalla.

E quel momento c’era stato. Dopo una notte di meravigliosamente giocoso, terribilmente piacevole, e, nei suoi estremi sull’orlo dell’acrobatico, sesso, erano finalmente arrivati alla camera ed erano crollati sul letto. Entrambi stavano bene, ma nessuno dei due era ancora pronto per dormire, così avevano cominciato a chiacchierare piano, non su argomenti importanti, ma su piccole cose, come le cose che piacevano o non piacevano loro, abitudini, aneddoti, battute. Era proprio il genere di cose che ogni coppia di nuovi amanti condivideva; solo loro non erano esattamente una coppia di nuovi amanti.

Dopo un po’, Jarod aveva acceso la luce e l’aveva fissata intensamente. Aveva cominciato ad accarezzarla e toccarla piano, e lei aveva risposto allo stesso modo. Ben presto, con loro reciproco stupore, erano pronti per fare di nuovo l’amore. L’aveva tirava sopra di sé, i loro occhi si erano incontrati e così erano restati per tutto il tempo. Mentre lentamente si abbassava su di lui, entrambi avevano sussultato leggermente e diviso un sorriso pensando alla pura pazzia di tutto. Poi avevano cominciato a muoversi dolcemente insieme, il ritmo dettato dalla loro relativa stanchezza e dai corpi un po’ doloranti.

Parker aveva capito immediatamente che quella volta sarebbe stato diverso. Era tutto così calmo, eppure incredibilmente intenso. Aveva pensato che quello era il modo in cui facevano l’amore le persone insieme da molto tempo, non che lei non fosse stata abbastanza fortunata da provare qualcosa del genere. Era qualcosa di diverso da una semplice intesa sessuale, o lo sfogo della tensione accumulata in quattro anni di caccia; era qualcosa legato a un livello superiore, una comunicazione basata sulle sensazione, portata avanti senza pronunciare una parola.

^Uh-oh…^ aveva pensato mentre permetteva al piacere di crescere lentamente, come onde, che si infrangono una dopo l’altra. E per tutto il tempo, quelle calde pozze di nude emozioni erano state fisse su di lei, scavando dentro di lei più profondamente ogni secondo che passava. ^Ancora qualche minuto, e uno di noi si sentirà in dovere di fare qualche sorta di dichiarazione.. per favore Dio, non lasciare che sia io.^

Ma non c’era stata nessuna dichiarazione; solo la silente ammissione di tutto ciò che avevano condiviso nel corso degli anni, nel bene e nel male. Attraverso la nebbia dell’inevitabile e crescente estasi, lei e Jarod erano riusciti a scambiarsi un’occhiata che diceva: Tu riesci a crederci? Io neanche. Come tante cose nella loro vita, era semplicemente successo, lasciandoli solo storditi e senza parole. Entrambi stavano ancora tremando quando, stringendola a sé con un braccio, Jarod aveva usato l’altro per spegnere la luce e tirare su di loro le coperte. Subito dopo finalmente entrambi erano scivolati in un beato sonno senza sogni.

Si chiese, con una certa trepidazione, cosa Jarod avrebbe fatto. Con la sua relativa mancanza di esperienza, avrebbe realizzato che quello che avevano appena fatto era qualcosa fuori dall’ordinario? E, se lo sapeva, le avrebbe chiesto niente a riguardo? Dio, lei sperò di no perché se le avesse chiesto se era sempre stato così per lei, non avrebbe potuto, in tutta onestà, rispondere di sì. Nei fatti, non riusciva a ricordarsi di essersi mai sentita così coinvolta in tutta la sua lunga, variegata, e, fino a tempi recenti, attiva, carriera sessuale. Per quanto riuscisse a ricordare, la sua vita personale era sempre stata così come quella di molte altre persone: abbonante di sesso ma con pochissima intimità. Le particolari, per dire il meno, circostanze della sua vita avevano fatto di lei un caso estremo anche se lei sapeva che una situazione come la sua era piuttosto rara. Poi Thomas era entrato nella sua vita e, da allora, il sesso per puro divertimento aveva perso in qualche modo di attrattiva. Il che aveva voluto dire, certo, niente sesso per oltre un anno. Tommy...

Con Tommy, aveva avuto una vera intimità di cui prima non si era mai creduta capace. Tuttavia, gli teneva nascoste così tante cose, c’era così tanto che Tommy non sapeva di lei. Immaginava che si sarebbe voluto solo tempo, che alla fine avrebbe saputo tutto su di lei. Purtroppo, così non era stato. Ma Jarod la conosceva a fondo, probabilmente meglio di quanto lei stessa si conoscesse. Jarod era entrato dentro di lei la prima volta meno di 24 ore prima ma la verità era che lui era dentro di lei da anni, probabilmente da quando erano bambini, e non l’aveva mai lasciata. Anche quando erano, apparentemente, amari nemici, lui era lì. Ogni giorno di caccia, nei giorni in cui erano vicini e anche quelli in cui non lo erano, lo portava con lei. Ridacchiò all’ironia. In tutti questi anni, lei e Jarod avevano sperimentato il lato relativo all'angoscia post rivoluzione sessuale: è esperienza comune al giorno d'oggi il sesso senza intimità, ma quello che loro avevano condiviso era intimità senza sesso.. almeno fino a 16 ore prima. Non c'era bisogno di chiedere perché il tutto risultasse cosi meraviglioso.

I suoi occhi vagarono possessivamente lungo quel corpo addormentato –così meravigliosamente virile – e i suoi pensieri tornarono su Tommy. Aveva ancora difficoltà a comprendere in pieno il concetto che era stato proprio Jarod a portarlo da lei. Un giorno avrebbe voluto avere con lui una vera conversazione riguardo ciò, ma era ancora troppo presto, le ferite ancora aperte, e i recenti sviluppi tra loro le facevano temere che tentativo di discussione su Tommy avrebbe potuto far nascere in Jarod qualche senso di colpa. E quello che era successo con Zoe certamente non faceva niente per alleggerire il suo carico. Zoe…

Parker già di suo portava il suo piccolo carico di colpa a riguardo. Sembrava che ogni cosa dovesse avere un prezzo, non importava quale. In questo caso, si trattava del crepacuore per una giovane donna che dalla vita aveva ricevuto più del dovuto – perdere la sorella da ragazza, sopravvivere a una relazione clandestina, e combattere contro il cancro ad appena 30 anni. Oh sì, sapeva ogni cosa riguardo Zoe, molto più di quanto gli altri pensassero. Aveva i suoi metodi per sapere. Quando la polvere era tornata a ricoprire il caos provocato da Ethan e Alex, il vento della piccola bravata di Lyle e Cox era passato anche da lei. Molto più di quanto avesse ammesso a Jarod. Quello che lui non sapeva era che quando Sam aveva usato le parole “ragazza di Jarod” mentre relazionava l’accaduto a Parker in un corridoio deserto del Centro, il suo interesse era salito alle stelle. Così tanto da dover a tutti i costi saperne di più, anche senza l’aiuto di nessuno, neanche di Syd o Broots. Come è normale sia con persone dalla onesta, semplice, ordinaria vita, non aveva fatto molta fatica a ottenere i particolari spesso tristi sulla vita della ragazza.

E così era quando, solo poche settimane prima, Angelo l’aveva trovata sola alla sua scrivania, fissando una foto di sorveglianza della donna in questione. Suppose che egli avesse dovuto cogliere qualcosa dalla sua espressione, qualcosa che lei non aveva realizzato ci fosse.

”Mai dimenticato Miss Parker” aveva mormorato, prendendole la mano e carezzandogliela cercando di rassicurarla, sorridendo e scuotendo la testa “Jarod… mai… e poi mai… dimenticato.” Angelo aveva poi tirato fuori una foto, un’immagine tratta da un DSA di lei e Jarod da bambini, impegnati in un complotto di sorta (ai tempi aveva sempre qualche nuova idea) e guardandosi l’un l’altro come se fossero stati le uniche due persone sulla faccia della terra.

”Lo so, Angelo, va tutto bene” sussurrò con un sorriso e una strizzata d’occhi.

E, dentro di sé, lei lo sapeva, ma certamente non aveva previsto di inciampare così e far danni nella vita privata di Jarod, quella piccola vita che gli era stato permesso costruirsi. Qualora avesse mai deciso di concedere al ragazzo una tregua, aveva sempre pensato che avrebbero avuto una conversazione civile o due, magari si sarebbe anche offerta di fare qualche straordinario per cercare informazioni sulla sua famiglia, o cose del genere. Mai nei suoi sogni più selvaggi (e questi potevano essere decisamente molto selvaggi) avrebbe potuto immaginare che, al loro prossimo incontro, cacciatrice e preda avrebbero potuto mettere su casa nel giro di pochi giorni. Ma ora lei era lì, in un letto accanto a lui, il quale era appena meravigliosamente riuscito a troncare la prima vera relazione adulta che era riuscito a stabilire fuori da Centro.

^Bene, Parker… va davvero tutto molto bene…^

“Bene, ragazza mia” sospirò piano a se stessa, “Credo che questo significhi che non siamo ancora pronti per la santità.”

”Credo che una cosa del genere si qualifichi come la madre di tutte le cose impossibili.” commentò Jarod assonnato, stringendola a sé.

Sorridendo, si lasciò andare al suo abbraccio e gli permise di premere il proprio corpo contro il suo, per poi dargli un dolce, gentile bacio sulle labbra. Qui andiamo di nuovo, pensò, quando improvvisamente ogni muscolo del suo corpo dichiarò senza mezzi termini: non ci PENSARE neanche, tesoro!

”Um, Jarod” mugugnò contro le sue labbra mentre questi riprendeva a esplorare il suo corpo nudo con le mani.

”Mmmm…?” rispose distrattamente mentre continuava ad accarezzarla e baciarla.

”Io… io penso che sarebbe meglio se mi alzassi e mettessi su il caffè.”

Spalancando gli occhi, fermò ogni suo movimento e domandò incredulo “TU… preparare il caffè?”

”Sì, c’è qualche problema?” rispose lei mentre si districava dal suo abbraccio.

”No, solo pensavo fosse compito mio, tutto qui. Ora so cosa devo fare per ottenere qualche favore da te.” scherzò.

”Sì, e non dimenticartelo” esclamò oltre la sua spalla mentre cautamente si alzava dal letto. Sussultando leggermente ad ogni passo, si diresse verso la sedia la sua vestaglia era appesa.

”Stai bene?” domandò, notando le continue soste lungo il cammino.

”Solo un po’ di debolezza mattutina, ecco tutto. Niente che un bel bagno caldo non possa curare.”

”Sì, so cosa vuoi dire.” Jarod abbassò lo sguardo sul lenzuolo che gli copriva il grembo “ma non penso che un bagno mi sia utile ora, una doccia fredda forse.”

Indossando la vestaglia, Parker si voltò verso di lui e lo rimproverò scherzosa “Tienilo a bada, una volta tanto!”

”Non posso aiutarti. Hai una vaga idea di quanto si deve essere sentito bene quando mi sono svegliato, nudo, di fianco a te, NUDA?”

Sorridendo compiaciuta mentre tornava a voltarsi per uscire dalla stanza, Parker mormorò tra sé e sé. “Beh, ho detto che poteva andare avanti tutto il giorno e tutta la notte, l’ ho fatto?”

Sospirando desideroso mentre contemplava la propria inattesa erezione, Jarod fece spallucce e si mosse per scendere dal letto, salvo accorgersi che era rigido anche in altre zone del corpo.

”Ooh…” gemette mentre si alzava, massaggiandosi la schiena. Si ricordò dell’avvertimento di Parker della notte prima, sussurratogli all’orecchio con tono provocatorio e seducente, e questo portò un sorrisetto malizioso sulle sue labbra.

^”Ti romperò la schiena!”^

Si mosse lentamente verso il centro della stanza e vi rimase in piedi per un po’, sorridendo goffamente e grattandosi il capo mentre si guardava intorno in cerca di qualcosa che somigliasse a qualunque tipo di indumento da mettersi addosso.

* * * *

Jarod barcollò ancora assonnato in cucina per trovarvi Parker con la schiena poggiata contro il bancone mentre sorseggiava caffè. Quando si avvicinò, lei si voltò per prendere e porgergli una tazza.

”Normalmente non mi alzo così tardi” annunciò, dandole un bacio sulla guancia e prendendo la tazza, per poi andare a sedersi al tavolo.

”Tu normalmente non dormi, è diverso” rispose lei, sorridendo senza accorgersene alla sua semplice dimostrazione di affetto.

Socchiudendo gli occhi e soffocando un gemito, sprofondò in una sedia. “Probabilmente dovrei ringraziarti per essere aver avuto il necessario senso di limitazione questa mattina” osservò prima di prendere un sorso di caffè, mentre la fissava da dietro la tazza.

”Non siamo più dei bambini, Jarod” sopirò, poi aggiunse “Ho notato dei muffin mix nella credenza. Devo prepararne qualcuno per colazione?”

”Prima il caffè e adesso anche la colazione? Maledizione se devo essere bravo!” lui le fece uno dei suoi sorrisetti, incrociando le sue braccia davanti a se in una posa di autocompiacimento

”Oh, sei riuscito a… il tuo caffè!” Parker indicò convulsamente in direzione della sua tazza, che stava scivolando giù dal tavolo, e lui l’acchiappò appena in tempo per evitare che crollasse giù dal tavolo. Chinandosi per controllare i danni, Jarod emise un suono piuttosto inquietante del tipo “Hmmm” prima di tornare a sedersi e cominciare a guardarsi intorno imbarazzato.

”Odio dirti che te lo avevo detto” lo prese in giro, ridacchiando.

”Oh certo che ti dispiace, ma per dovere di cronaca, lasciami dire che l' ho raccolta in tempo”

“Ottima cosa anche questa, ma lascerò a te lo spiegare ai McEwans COME si è rotta” disse lei aggrottando un sopracciglio.

”Non c’è ne bisogno” rispose raddrizzando una gamba del tavolo che si era curvata “un bullone ha bisogno di una stretta, tutto qui – gli darò un’occhiata più tardi. Si deve essere allentato con tutto quel” le lanciò un’occhiata maliziosa per poi continuare abbassando la voce “tutto quel movimento.”

Entrambi sorrisero al ricordo di quanto accaduto alla povera e tremolante gamba del tavolo. Uno spuntino notturno… entrambi affamati alle 3 di notte… il suo piacere per le guacamole che lui aveva preparato…il suo piacere nel guardarla divorare guacamole e patatine mentre non indossava niente se non la sua [di Jarod] maglia nera… il suo piede che scivolava sul suo ventre mentre gustava il guacamole nel modo più provocante possibile… la ciotola del guacamole che finiva a terra (fortuna che era di plastica) mentre le si avventava contro… deliziosi baci salati… il maglione che finiva abbandonato sul pavimento… seguito dai suoi boxer… issandola sul tavolo le aveva poi sussurrato “Questa è un’ altra prima volta per me e sono felice di essere qui a condividerla con te.”

”Jarod” aveva sospirato mentre avvolgeva la sua vita con le gambe “se questo tavolo si rompe e finiamo per terra, morirai” Questo fu il suo avviso e, molto presto, la stabilità del tavolo fu l’ultimo dei suoi pensieri.

”Colazione nel portico stamattina?” domandò Jarod di sbieco, interrompendo i suoi ricordi.

”Oh, penso di sì” rispose Parker con un cenno del capo, ridacchiando con se stessa mentre si voltava per aprire la credenza e recuperare i muffin mix.

* * * *

”Molto buono, Miss Parker” esclamò Jarod in approvazione mentre gustava i muffin.

”Non ringraziare me, ringrazia Betty Crocker. Tutto quello che ho fatto è stato aggiungere latte e uova ed accendere il forno. Oh, e pulire il guacamole dalla porta del forno” aggiunse con un sorrisetto.

La sua espressione divenne seria, e domandò “A cosa stavi pensando stamattina… nel letto? Avrei potuto dire che avevi la mente altrove. Lontano.”

Lei fece un profondo respiro e tornò a sprofondò nella poltrona. “Al passato.”

”Il nostro passato” aggiunse lui piano con un cenno del capo.

”Solo al passato, un argomento troppo pesante per un così bel sabato mattina” Portando una mano sopra gli occhi a mo’ di visiera, guardò in direzione del sole. “Lo faremo questo pomeriggio. Da quanto tempo eri sveglio, prima di parlare?”

”Mi sono svegliato quando hai allungato il braccio e mi hai toccato.” Alzò le spalle e poi si voltò verso di lei “Meglio di una qualunque sveglia.” Sorrise e abbassò gli occhi, appena percettibilmente, in silente venerazione, come aveva sempre fatto, anche quando era l’ultima cosa che si meritava.

Lei sospirò, scosse la testa e sorrise, poi si alzò e cominciò a stiracchiarsi. “Allora, cosa c’è sull’agenda per oggi, capitano?” chiese con uno sbadiglio. Vide gli occhi di Jarod impegnati in un lento viaggio lungo le sue curve così intenzionalmente allungò ed esagerò il movimento.

”Non lo so. Cosa ti va di fare?” rispose quando finalmente di decise a guardarla negli occhi. “Potremmo andare a fare un'altra escursione se vuoi, oppure visitare Taos Pueblo. Ma non penso sia una grande idea andare in centro in pieno giorno, non pensi?”

”Al dire il vero, mi sento piuttosto pigra oggi. Ti dispiacerebbe se facessimo solo un giretto qui intorno?”

”No, per niente” esclamò, poi afferrò la cintura della sua vestaglia e la tirò giù verso il proprio grembo, così lei si sistemò a cavalcioni per essergli di fronte.

”Ti ha mai detto nessuno che pensi sempre alla stessa cosa?” scherzo lei mentre gli avvolgeva le braccia al collo.

”No, ma fino ad ora, non avevo mai trovato qualcosa” sussurrò divertito stringendola più forte nel suo abbracciò “stimolante abbastanza da catturare così la mia attenzione.”

Jarod sospirò soddisfatto e sorrise con aria sognante mentre godeva della stranamente familiare e consuetamente strana sensazione di avere Parker tra le proprie braccia dopo un lunga e crudele assenza. Lei era perfetta e, allora come adesso, Jarod pensò esattamente quello che aveva pensato una volta il Jarod bambino: che le sue braccia esistevano unicamente per tenerla tra loro.

Per suo conto, Parker sentì un tuffo al cuore. La sua tenerezza era quasi eccessiva da sopportare. Era sorprendente, pensò, come così tenere dimostrazioni di affetto venissero così naturalmente da un uomo che aveva vissuto la maggior parte della propria vita privato dei contatti umani di base. Era sorprendente. E lei era in guai seri.

Ritraendosi un poco, disse “Hey, ricordi il bagno di cui parlavo prima?” Lui annuì e le baciò la punta del naso.

”Penso farebbe terribilmente bene ad entrambi”

”Bolle?” Jarod annuì entusiasta, sperando di convincerla.

”Se vuoi” rispose sorridendo e scuotendo la testa.

”Lo voglio” ancora una volta la tirò stretta a sé, e dolcemente chiese “ma prima di andare dentro, io mi stavo chiedendo…”

”Cosa?” Si ritrasse nuovamente e lo fissò con aria interrogativa.

”Se potevi darmi uno di quei baci delle farfalle, come quelli che davi ieri al piccolo Chuck. Non ne ho mai ricevuti e sembrava essere interessante la cosa.” Parker gemette.

”Cos’è?” domando lui, perplesso.

”Mi farai morire qui, Jarod, mi farai morire” sospirò mentre si piegava in avanti e sbatteva le ciglia contro la sua guancia.

Lui ridacchiò allegro e annunciò “E’ proprio forte; fa il solletico!”

”Se pensi che sia bello sulla faccia” miagolò Parker seducente “devi solo immaginare come sarebbe meglio in altre parti del tuo corpo.” Detto ciò, si alzò dal suo grembo. Jarod rimase seduto, guardando fisso davanti a sé e riflettendo sulla sua ultima affermazione.

”Heyla, monkeyboy, è l’ora del bagno, ricordi?” annunciò lei prima di entrare in casa.

”Sì, Miss Parker” rispose lui con un grande sorriso mentre scattava dal divano e la seguiva all’interno.

* * * *
Jarod alzò lo sguardo dalla rivista che stava leggendo per guardare Parker sonnecchiare, con la testa poggiata sul suo petto, il corpo raggomitolato contro il suo. Erano tornati fuori nel portico, godendosi un deliziosamente pigro sabato pomeriggio accovacciati insieme sul divano di vimini. Sospirò e sorrise.

^Questo è un miracolo o una diavolo di delusione.^

Non gli importava veramente cosa tutto ciò fosse; tutto quello che sapeva era che non voleva che finisse. Parker appariva adorabilmente sexy in una t-shirt che aveva ‘preso in prestito’ dalla sua [di Jarod] valigia e un paio di jeans strappati e sbiaditi a tal punto da sembrare bianchi. Jarod era stupito del fatto che possedesse un articolo di vestiario simile ma ringraziò che lo avesse perché il suo fondoschiena appariva spettacolare in quei denim sbiaditi. D’altra parte, il suo fondoschiena appariva spettacolare indifferentemente da ciò che indossava.. o non indossava.

Jarod gemette, sopprimendo l’impulso impellente di svegliarla, riflettendo poi sulla sua apparentemente continua voglia di lei. Cosa poteva fargli questa donna: il suo tocco, e la sua risposta ad esso, era così diverso da qualsiasi cosa avesse mai precedentemente provato. Probabilmente perché sentivano la sua inesperienza, la sua mancanza di confidenza con il sesso, la sua vulnerabilità, o forse era qualcosa al di là di tutto ciò, le altre donne con cui era stato erano state dolcissime con lui. Non che pensasse che il tocco di Parker mancasse di dolcezza; trasmetteva un incredibile dolcezza con le sua labbra, le sua mani, il suo corpo. Ma trasmetteva anche un crudo, urgente desiderio. Come amante, era esigente e generosa. Come ogni cosa che la riguardava, la sessualità di Parker era sull’orlo di ogni cosa. Ed era molto più che sorpreso nel trovare che ciò gli piaceva. Anzi, più che piacere, davvero; amava tutto ciò.

Jarod amava come quell’aria di tensione, che era sempre esistita tra loro, si manifestasse quando facevano l’amore:

^Mi hai fatto gridare, certo, ma quando avrò finito con te, tesoro, ti farò invocare il nome di ogni divinità maggiore… e anche di qualcuna tra le minori!^

Amava il modo in cui lei esplorava con ardore, complimentandosi anche sfacciatamente, il suo corpo, esprimendo la sua approvazione non solo con le parole ma anche con le azioni. Amava quei suoi piccoli suoni che segnalavano che egli la stava toccando nel modo giusto. Amava qui sorrisi peccaminosi che gli lanciava ogni volta che scopriva qualcosa che lo faceva impazzire. Ma sopra ogni cosa, amava lo sguardo sul suo viso nel momento di maggior piacere: una favolosa combinazione di passione, meraviglia…e un titolo, come a dire,

^Dannatamente bene, lab rat!^

Ridacchiò piano, stringendola più forte con il braccio libero e sospirando prima di riportare la propria attenzione sulla rivista. Parker stava dormendo serenamente; lui non voleva disturbarla. Si sarebbe svegliata presto e quando lo avrebbe fatto…

Infatti, dopo pochi minuti, aprì gli occhi. “Cosa stai leggendo ora?” domandò con uno sbadiglio. Ammiccando, aggiunse “E’ ‘Cosmo’?”

”Sì, lo è, ed ho anche un paio di domande” rispose lui con fare serio. Lei ridacchiò.

”Scommetto che lo farai.” commentò assonnata mentre cercava di mantenere il contatto con il tepore del suo corpo.

”Oh, lascia perdere” mormorò e gettò la rivista dietro la testa, poi l’afferrò e la strinse in un profondo, appassionato bacio, le sue mani che vagavano sotto la sua maglietta per accarezzare la morbida pelle della usa schiena.

Interrompendo il bacio, lei ansimò “Se manteniamo questo ritmo dovrò usare una di quelle sedie a rotelle all’aeroporto domani.” Jarod si fermò di botto, uno sguardo di profonda tristezza gli attraversò il viso.

Parker aprì gli occhi e sospirò “Oh, fratello.”

Immaginava che prima o poi sarebbe giunto il momento e sperava fosse il più tardi possibile. Si staccò dal suo abbraccia, si spostò all’altro capo del divano e gli ordinò

”Jarod, mettiti seduto.”

”Perchè dobbiamo metterci a sedere?” brontolò.

”Perchè dobbiamo fare una breve chiacchierata e penso sarà più semplice per entrambi concentrarci stando in posizione eretta.”

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Nanyscia
view post Posted on 16/4/2006, 22:44




Capitolo 15

Brontolando, Jarod si mise a sedere e dondolò le gambe per poggiarle a terra.

”Ecco” disse brusco “Contenta?” Portò lo sguardo su di lei e la guardò torvo “Allora, parliamo.”

”Oh, Jarod” sospirò “Senza dubbio, devi aver realizzato che tutto ciò, questa nostra piccola vacanza dalla realtà, avrà presto una fine. Finirà domani ad essere precisi perché ho un aereo da prendere. E io devo essere su quel aereo, Jarod, lo sai.”

”Lo so” rispose, abbattuto, e portò lo sguardo altrove.

“Cosa diavolo ti aspettavi? E’ già incredibile che sia riuscita ad assicurarmi una settimana per me. Sono attesa per lunedì mattina ed io sarò lì. Devo esserci. Ma tu sai tutto, davvero non ho bisogno di dirtelo, devo?”

”No. E’ solo che non riesco a sopportare il pensiero di saperti di nuovo in quel posto orribile, quotidianamente in contatto con gente come Lyle, per non parlare degli altri.”

”Sono più che capace di prendermi cura di me stessa, Jarod. Posso essere cambiata su qualche fronte ma certamente non su questo. A meno che” premette il dorso della mano contro la fronte in una posa drammatica. “ora che la nostra eroina si è arresa al desiderio, permettendo all’uomo di tirar fuori la vera donna che è in lei, potrebbe decidere di abbandonare la sua corazzi di ghiaccio così decisiva per la sua sopravvivenza. Cosa farà?” Sbatté le palpebre.

”Suppongo tu pensi sia divertente.” le rispose facendo il broncio.

”Oh, andiamo Jarod, stiamo parlando di me. Sono riuscita a sopportare il mio gemello cattivo la scorsa settimana e sarò in grado di sopportarlo anche la prossima.”

Lui rise e riportò lo sguardo su di lei. “So che potrà suonare ridicolo, visto che sono solo un paio di giorni che siamo qui, ma mi mancherai”

”Beh, non cominciare a sentire la mia mancanza adesso perché io ora sono qui” gli rispose Parker in un sussurrò mentre stendeva il braccio per accarezzargli una guancia.

Lui sospirò poi continuò “Sarebbe stato così sbagliato, non tornare indietro?”

”Dimmi: tutti e due in fuga, completamente tagliati fuori dal luogo che, ci piaccia o no, mantiene tutti i segreti sul nostro passato; il Centro più determinato che mai a catturarti e a punirmi; non importa cosa tutto ciò potrebbe significare per Syd e Broots.”

Jarod annuì, la guardò negli occhi, e sorrise tristemente. “Sembra che tu abbia pensato a questa possibilità.”

Lei fece spallucce. “Un po’… ma questo non cambia niente.”

”No, niente.”

Restarono seduti in silenzio per un momento, ciascuno perso nei suoi pensieri. Dopo poco, Jarod prese la sua mano nella propria, lei sorrise.

”Prima che me ne dimentichi” cominciò “Ho promesso a Debbie che le avrei portato qualche vestito da scuola quando sarei tornata. La scuola comincia tra una settimana a partire da martedì. Broots è senza speranza e peggiora solo la situazione con quel vecchiume che le fa mettere.”

”Scommetto che sarà l’unica in tutta la scuola con un guardaroba intero in pelle” scherzò Jarod.

”Molto divertente…” ruotò gli occhi “Ho promesso a Broots che mi sarei data un limite. Sai, Debbie una volta gli ha detto che da grande avrebbe voluto diventare proprio come me. Povero diavolo, deve essersi sentito un brivido lungo la schiena.”

”Non lo sapevo” commentò affettuosamente, portando la sua mano alle labbra per baciarla “non poteva scegliere di meglio”

”E Sydney” continuò lei, scuotendo il capo e sorridendo con affetto “non bisogna lasciarlo libero di agire troppo a lungo. Entrambi sappiamo cosa succede se decide di fare l’uomo d’azione.”

”Andiamo, dagli una tregua. Almeno le sue intenzioni sono sempre onorevoli. Suvvia, tutti facciamo i nostri sbagli, Parker. Dopo tutto, mi sembra di ricordare che gli abbia sparato una volta.”

”Quello fu un INCIDENTE!” rispose vigorosamente. “Per di più, accadde tutto per colpa TUA”

”Senza dubbio lo era”. Le lanciò uno dei suoi sguardi. “E’ tutto?”

”Beh, visto che me lo chiedi, sì” sbottò come se fosse un dato di fatto con un sorrisetto beffardo.

Lui sorrise, la tirò tra le proprie braccia, poggiò il mento sul suo capo, e sospirò “Così tanti ricordi...”

”Siamo proprio una stramba famigliola, non è vero? "

Lui si ritrasse, con uno sguardo perplesso. “Famiglia?”

Lei alzò gli occhi al cielo. “Per un genio, sai essere dannatamente tonto delle volte. Prova a pensarci: persone le cui vite sono strettamente intrecciate, che piaccia loro o no. Nei fatti, possiamo dire che le loro vite sono incollate l’una all’altra. Certo si sono feriti l’un l’altro nel corso degli anni, infastidendo regolarmente l’altro, e riuscendo tal volta a rendergli impossibile la vita. E nonostante tutto, quando uno dei due tocca il fondo, si rivelano all’altro una e mille volte. Ora, se ci pensi un attimo, caro il mio ragazzo delle meraviglie, ti suona come qualcosa di cui hai già sentito parlare?”

”Una famiglia” ammise lui imbarazzato.

”Aaaah,” borbottò, scuotendo il capo e dandogli un buffetto sulla fronte “molto bene. E” continuò più dolcemente “Noi non prenderemmo MAI in considerazione l'idea di sostituire chi abbiamo perso e stiamo cercando con tanta fatica di ricostruire, penso che Moe possa parlare sia nome di Larry che di Curly…” Condivisero un breve, cospiratorio sorriso. “Quando dice che non sei solo fuori di qui, Jarod, anche se le necessità ti spingono a passare la maggior parte del tuo tempo da solo.”

La strinse di nuovo nel suo abbraccio. “Ed è cresciuta recentemente, la nostra famiglia” le sussurrò.

”Questo è un altro motivo per cui devo tornare. Ho la sensazione che Ethan sia vicino, e che presto avrò notizie di lui. E voglio esserci semmai lui avrà bisogno di me. E poi, noi non vogliamo che scopra qualcosa. Voglio dire” aggiunse con totale distacco. “scoprire che tuo fratello e tua sorella… beh, è qualcosa che può rovinare un ragazzo.”

Lei rialzò lo sguardo su di lui, aggrottando un sopracciglio, ed entrambi risero.

”Hey” domandò dopo un po’ “cosa ti rende così sicura che lui non sappia già di noi due? Ha un dono potente, e sembra che tra voi ci sia molta sintonia.”

”Eeeew, spero di no!” rispose Parker con uno sguardo d’orrore, aggiungendo “Per favore, non lo dire più, okay, o potrei non essere più in grado di fare sesso!”

”Ora sarebbe proprio una tragedia” rispose Jarod divertito. “Considera le mie labbra…” le diede un focoso, duraturo bacio in un punto particolarmente sensibile del suo collo, provocandole un gemito. “Sigillate” aggiunse prima di trascinarla in un altro ardente bacio e portarla in posizione tale da mettersi a cavalcioni su di lei. Con sua sorpresa, e la delizia di Jarod alla sua sorpresa, questi portò entrambe la mani sulla parte bassa della sua schiena per tenerla più saldamente legata a sé, poi caddero entrambi dal divano. Ridacchiarono ognuno contro le labbra dell’altro mentre lei stringeva il suo petto ed egli cadeva in avanti.

”Apriresti la porta per me?” chiese Jarod staccando le proprie labbra dalle sue quel tanto da permettergli di chiedere.

”Assolutamente” ansimò lei mentre allungava un braccio per far aprire la porta, permettendo a entrambi di spingersi in casa.

* * * *

Riluttante ad abbandonare la dolce comodità del letto, Parker si girò su un fianco alzando la testa per guardare soddisfatta Jarod rivestirsi. Concluse che certamente una ragazza avrebbe potuto logorarsi alla vista di un uomo che continua a vestirsi e svestirsi davanti a lei.

”Non credo tu abbia intenzione di dirmi cosa tu vada a fare, non lo farai vero?” domandò, disegnando dei piccoli cerchi sulla sua schiena quando si sedette sul bordo del letto per infilarsi gli stivali.

”No” esclamò con un sorrisetto “ma non ci metterò molto. Presumo che al mio ritorno sarà ora di cena.”

”Se ha qualcosa a che fare con certe persone nel Delaware, mi piacerebbe specificare che la settimana che sta per iniziare è la prima dopo le vacanze. In altre parole, se stai per fare qualcosa che li farà arrabbiare, sappi che questo non renderebbe piacevole il mio primo giorno di lavoro.”

Lui si voltò verso di lei e disse “Le tue preoccupazioni sono degne di nota, Miss Parker”, poi si chinò per baciarla. Quando lui provò a tornare seduto, lei lo trattenne, baciandolo con ardore.

”Solo un piccolo promemoria di quanto bene sia stata con te questa settimana” disse infine, lasciandolo.

”Come se ne avessi bisogno” esclamò scendendo dal letto. “Come ho detto, non starò via a lungo. In effetti, non vedo ragioni perché tu non possa restare esattamente dove sei.” Le fece l’occhiolino e uscì dalla stanza.

”Quel ragazzo è rampante” sospirò, tornando a sdraiarsi.

* * * *

Jarod aprì la porta scorrevole, afferrando il pezzo di carta che era stato sistemato tra essa e lo stipite. Leggendolo, sorrise.

^Caro meraviglioso stallone,

la tua schiava si è stancata di rimanere rinchiusa qui, nel mezzo del nulla, aspettando il tuo ritorno per farla tua DI NUOVO! Così ha deciso di mettersi addosso qualcosa e di avventurarsi giù verso la casa grande per vedere se c’è qualcuno. Sarai più che benvenuto se deciderai di raggiungerla lì e se, lungo la via, ti dovesse succedere di vedere degli avvoltoi volare, è probabile che lei sia collassata e morta dalla stanchezza. Dopo tutto, è uscita in pessime condizioni, essendo stata rinchiusa qui per giorni alla tua mercé. In ogni caso, non preoccupartene – solo stendi almeno una coperta sul suo cadavere e vai avanti.

Tua sempre,

GR? GB? MS? MP?^

”Meraviglioso stallone” mormorò orgogliosamente con un sorrisetto “Mi piace come suona”

* * * *

”Ho sempre pensato che non ci sia niente di più bello del viso di una donna innamorata” esclamò Chuck McEwan avvicinandosi a Jarod.

”Hmmm?” mormorò Jarod, perso com’era alla vista di Parker seduta a terra a gambe incrociate con il piccolo Chuck sulle gambe, parlandogli dolcemente e ridendo di tanto in tanto. Il bambino sembrava concentrato e parecchio infatuato di lei. Conosceva la sensazione.

”Chuck! Come stai?” lo salutò infine Jarod con un sorriso, offrendogli la mano.

”Molto bene, grazie” rispose l’uomo più anziano, aggiungendo poi con un sorrisetto “Non contavo di vedervi da queste parti oggi”

”Avevo una commissione da fare e Ginger ha deciso di passare a farvi una visita.”

”Beh, ci fa piacere che lo abbia fatto. Piccolo Chuck sembra essersi innamorato.”

”Lo so” sorrise Jarod “povero bambino. Davvero non importa quanti anni si abbiano; basta uno sguardo in quegl’occhi e si è belli che andati.”

”Sembra che tu sappia di cosa parli.”

”Oh sì.”

”Ho paura che dovrai dividerla con noi per un altro po’ di tempo. Blanca ha insistito affinché restaste per cena e Ginger ha gentilmente accettato da parte di entrambi.”

”Lei lo ha fatto?” Jarod corrugò la fronte. Per qualche motivo, Parker scelse quel preciso istante per guardare nella sua direzione, cogliendo la sua espressione e aggrottando le sopraciglia, e le sue labbra erano ornate con un sorriso che gli ricordò la “Monna Lisa”.

”Grazie, vi siamo entrambi molto grati per l’ ospitalità.”

Chuck si chinò e gli disse a bassa voce “Beh, ragazzo mio, è gentile da dire da parte tua ma mi ricordo com’eravamo io e Blanca, tanti anni fa, prima dei bambini. Stai sicuro che voi due non sarete trattenuti qui troppo a lungo.”

Jarod gli rispose con un’espressione sorpresa, poi disse con un sorriso “Lo apprezzo, Chuck.”

* * * *

Per tutta la durata della deliziosa cena offerta da Blanca McEwan, Jarod e Parker godettero della compagnia della allegra e accogliente famiglia. L’intera sala risuonava delle risate generali mentre i ragazzi raccontavano episodi divertenti dalla loro infanzia, e la loro sorella maggiore alzava la voce per puntualizzare su quanto veramente era accaduto. Dopo cena, il gruppo si spostò in soggiorno, dove Jarod prese posto in uno degli angoli della stanza. Parker arrivò dietro di lui e infilò le mani tra le sue braccia e il suo corpo per cingerlo, stringendo le mani al suo petto e poggiando una guancia contro la sua schiena. Lui portò le sue mani sulle sue e così stettero tutto il tempo, chiacchierano e ridendo amabilmente con i McEwans.

Alla fine, Jarod fu felice che lei avesse accettato l’invito a cena. Una cosa era stare bene insieme quando stavano soli, ma ben diverso era riuscirci così bene di fronte agli altri. Questo dava legittimità all’intera cosa; provava che non era un’allucinazione o un sogno, che lui e Parker potevano stare insieme anche fuori nel mondo, nella società, sebbene per ora solo in una piccola parte di essa.

Parker poteva sentire l’immensa soddisfazione che lui emanava. Sembrava provare quasi più piacere nei suoi sorrisi, nelle sue semplici dimostrazioni d’affetto, ad esempio stringerlo come stava facendo in quel momento, che non delle espressioni più elaborate di quando erano soli. Probabilmente la ragione per cui non aveva esitato ad accettare l’invito di Blanca, nonostante quella fosse per lei e Jarod l’ultima sera insieme, era per dargli, e dare a entrambi, un’altra opportunità di vivere in un mondo normale, almeno per una volta ancora. E lui sembrava felice di essere lì; lei sapeva che lo era.

”Bene” Chuck portò lo sguardo su Jarod e annunciò “Odio apparire inospitale ma credo sia ora per voi due di prendere la via di casa. Penso che abbiamo monopolizzato abbastanza la vostra serata.”

E, con ciò, Jarod e Parker augurarono la buona notte a Chuck e alla sua famiglia, promettendo di fermarsi lungo la via la mattina seguente per un appropriato ‘arrivederci’.

Una volta dentro l’auto, Jarod esordì “La notte è ancora giovane. Hai voglia di un’altra serata di ballo?”

Parker abbassò lo sguardo su di sé e fece una smorfia, poi domandò con aria delusa. “Davvero vuoi uscire? Per me significherebbe cambiarmi i vestiti e truccarmi in qualche modo.”

”A dire il vero, non c’è bisogno di nessuna delle due cose” rispose mentre metteva in moto l’auto “Il posto che ho in mente è piuttosto appartato, solo te e io, e penso che il tuo look sia perfetto così com’è.”

* * * *

Parker fece un largo sorriso quando lei e Jarod raggiunsero la cima di una collina la quale offriva una spettacolare panoramica del cielo stellato. Accese lo stereo, prese un cestino da picnic dal bagagliaio dell’auto, accese un piccolo falò e le numerose candele che aveva sistemato intorno a loro poco prima. C’erano poi diverse coperte messicane sistemate intorno al luogo dove il fuoco era stato acceso.

Osservando le coperte, Parker scherzò “Prevedi di avere fortuna, Romeo?”

”Questo è il tuo stallone per te” ribattè con un sorrisetto mentre, sedendosi, alzava lo sguardo su di lei. Si sedette anche lei su una coperta e guardò divertita mentre lui si muoveva convulsamente qua e la per dare i tocchi finali alla sua piccola scenetta romantica. Accese il lettore CD, aprì il cestino da picnic e ne estrasse una bottiglia di vino e due bicchieri, stappò la bottiglia, e versò.

”Mio Dio, oh mio Dio, non sei di certo un rozzo” lo prese in giro mentre guardava la sua opera.

”Ho fatto il gigolo una volta, ricordi?”

”Come posso dimenticarlo? Scrivesti un romanzo d’amore per me e me lo inviasti per San Valentino.”

”Si, esattamente” mormorò mentre riponeva la bottiglia nel cestino “patetico.”

”No, non patetico” disse affettuosamente, sorridendo “solo non era il momento giusto.”

Lui ricambiò il sorriso e si mosse per prendere posto accanto a lei, porgendole un bicchiere di vino e facendola poggiare contro il suo petto. Sedettero per qualche minuto in silenzio, guardando il fuoco, sorseggiando il loro vino e ascoltando la musica.

”Così presumo questo spieghi la tua ‘commissione’ di prima” osservò lei dopo un po’.

”In parte” rispose enigmatico.

Parker lo fissò di rimando ma non nient’altro e tornò il silenzio, fin quando lei disse piano,

”Sai, è divertente vedere come il destino cambia le cose. Il fatto è che, se tutto fosse andato diversamente, se fossimo cresciuti insieme in circostanze normali, noi probabilmente non ci riconosceremmo neanche più.”

”Come ci immagini?” rispose Jarod pigramente, cosa che la sorprese. Da lui infatti si aspettava piuttosto che lanciasse obiezioni.

”Diciamo che siamo i ragazzi di famiglie vicine di casa, i Parker e i.. oh, qualunque diavolo sia il tuo cognome. I nostri genitori sono grandi amici, e noi crescendo passiamo un sacco di tempo insieme. Diciamo anche, a titolo informativo, che abbiamo avuto una storia. Oh, osiamo pure e diciamo che siamo stati il primo amore l’uno per l’altra, e magari abbiamo avuto insieme la nostra prima volta.”

”Sì” sussurrò lui.

”Bene, e poi noi cresciamo ancora, cresciamo lontani. E ora, probabilmente viviamo ai due capi del paese. E se sappiamo qualcosa della vita dell’altro, è attraverso i nostri genitori che vivono nella stessa casa di riposo in Florida. E se abbiamo qualche contatto diretto, è solo grazie a una cartolina di auguri natalizia una volta l’anno, tutto qui.”

Jarod non rispose, la strinse a sé e continuò a canticchiare.

”Beh?” esclamò lei.

”Beh?” rispose, sorpreso.

Lei si voltò per guardarlo “Non hai intenzione di dire nulla?”

”Cosa vorresti dicessi?” le chiese, nascondendo un sorriso.

”Oh, non importa” borbottò, tornando a fissare il fuoco per poi prendere un sorso di vino.

”Forse avresti voluto che ti dicessi: ‘sono tutte stupidaggini, Parker, e tu lo sai.’ O forse avresti voluto sentirti dire che probabilmente sarei stato d’accordo con te fino alle 5:30 circa di stamattina.”

Parker sospirò, per poi fare un largo sorriso. “Io SAPEVO che non avevi intenzione di lasciarmi libera da ciò.”

”No” cinguettò, poi le spostò i capelli dal collo per baciarlo prima di continuare “Eravamo così stanchi e doloranti che ogni tecnica era decisamente fuori questione. Il tutto avrebbe dovuto essere mediocre al massimo, ma non lo è stato.”

”No, non lo è stato” concordò lei.

”Qualche teoria sul perché?” chiese, portando il viso tra i suoi capelli.

”Niente di importante, grazie” rispose “Ma sono ancora convinta che, in circostanze normali, è piuttosto raro che una cotta infantile duri tutta una vita.”

”Cotta, huh?” rispose Jarod e lei poté sentire una punta di divertimento nella sua voce. “A vita? Stai facendo una predizione o stai insinuando che la nostra morte è imminente?”

”Io… io… non è quello che io…” balbettò, il corpo teso tra le sue braccia.

”Relax, Miss Parker,” sussurrò con una risatina “Non ho intenzione di dire nulla che tu non sia ancora pronta a sentire. Anche se, francamente” aggiunse con un sospiro “Non so che differenza faccia dirlo quando entrambi già lo sappiamo.”

Lei emise qualcosa a metà tra un gemito e un mugolio poi commentò “Fa una grande differenza, Jarod; dirlo fa tutta la differenza del mondo. Hai intenzione di chiedermi di ballare o no?” continuò, cambiato brutalmente argomento.

* * * *

**A memory gilded in red and gold
Beauty guarded and never sold
I keep it with me wherever I go
And I love you still
No matter how the story will unfold
You know I always will
Have part of you here in this souvenir**

Tenendosi l’un l’altra e ondeggiando piano alla ballata agrodolce che stavano ascoltando, Jarod prese spunto dalla canzone e chiese,

”Come pensi che la nostra storia si evolverà? Come credi che finirà, supponendo che un giorno finisca?"

”Non lo so” gli rispose contro la spalla. “Speravo che mamma me lo dicesse ma, fin ora, è stata muta a riguardo.”

”Qualche volta mi sento come se avessi trattenuto il fiato per tutto il tempo in cui sono stato fuori, sai, aspettando che la mia vita cominciasse. Solo continua a rimandare.”

”So cosa vuoi dire solo mi dispiace di informarti che this ain't no dress rehearsal. Per dirla con le parole di Ralph Edwards, ‘questa è la tua vita, Jarod.’” Sospirò poi aggiunse “Ralph Edwards era il conduttore di un…”

Jarod la interruppe “Non importa, Miss Parker, non importa.” Sorrise e le diede un bacio sulla fronte, poi la strinse più forte tra le braccia. E così rimasero in silenzio, stretti tra le braccia dell’altro, fin quando la canzone finì.

**A stranger in this world without you
Is all that I can ever be
All I know that's pure and clear
You left it with me here
In this souvenir**

Più tardi, mentre stavano fianco a fianco sulle coperte, alzando lo sguardo al cielo, Jarod disse, “Sai, questo è tutto quello che ho sempre voluto da ragazzo. Essere libero, qui fuori sotto le stelle, con te.”

”Hai intenzione di farmi venire la nausea, lab rat?” scherzò, ruotando gli occhi.

”Mi dispiace ma è vero.” Si girò sul fianco per guardarla, puntellando il capo con il braccio, e continuò “Ho guardato nei tuoi occhi e, probabilmente per la prima volta, ho concepito l’idea di un mondo fuori da lì.”

”Smettila per favore o, giuro, ti vomito addosso!”

”E, da quando sono fuori, ho sempre cercato qualcosa… qualcosa oltre alla mia famiglia, e non sapevo esattamente cosa fosse fino a questa settimana. Stavo cercando quello che avevo visto nei tuoi occhi tanti anni fa. E’ ironico perché c’è sempre stato, proprio davanti a me, per tutto il tempo. E fin quando tu mi avessi inseguito, ed io fossi fuggito da te, non avrei mai trovato quello che cercavo, non importa quanto ci avrei provato.”

”E’ così!” Si mise a sedere e gli diede una spinta scherzosa alla schiena. “Un’altra parola e, giuro, ti sparo!”

”Ma hai lasciato la tua pistola a casa.”

”La prossima volta, allora, dritto al piede” lo avvisò mentre si chinava per baciarlo.

”Oh, ancora il piede?” sorrise e le sussurrò qualcosa contro le labbra mentre portava il suo corpo sopra il suo.

”Pensavo fosse il ginocchio.”

* * * *

”Maledizione!” annunciò Parker raggiungendo Jarod nel portico. Lui la guardò dal suo posto a sedere sulle scale e sorrise. Vestiva con lo stesso vestito a fiori che portava quando si erano incontrati la prima volta al bar. Era stato solo una settimana prima, ma in qualche modo era passata un eternità da allora. In un altro, non era stato abbastanza. Era Domenica mattina; la loro vacanza dalla realtà stava per finire. E quella era stata davvero una vacanza in un “Land of Enchantment”.

”Mi è appena venuto in mente che non ho nessun documento di Parker, ho il volo sotto il nome di Ginger Russel e LEI fugge dalla giustizia. Grazie mille, ragazzo delle meraviglie, questo renderà il mio ritorno molto interessante.” Si fermò vicino a lui, poggiando il fianco contro la trave del portico e incrociando le braccia.

Con un sorrisetto, lui si schiarì la voce e disse “Riguardo ciò… ti ho per caso detto che stavo…” trasalì e aggiunse “bluffando?”

”Figlio di …”

”Mi dispiace ma è stato l’azione di un uomo disperato.” Allungò la mano e le carezzò la gamba nuda, mormorando qualcosa mentre la sua mano scivolava lungo la sua pelle morbida.

”Non so come potrà funzionare” osservò, alzando lo sguardo su di lei mentre la mano si fermava sul retro del ginocchio “Là fuori tutto solo, passando ogni minuto ad aspettarti.”

”Per me sarebbe solo meraviglioso” ridacchiò, poi si spostò per prendere posto accanto a lui. Accarezzandogli i capelli continuò “Seriamente, forse dovresti prenderti qualche giorno per, sai, riflettere su tutto quanto prima di buttarti in un altra simulazione. E’ stata una settimana intensa, e non vorrei che ti ritrovassi nel bel mezzo di qualcosa di potenzialmente pericoloso con la mente occupata a ripensare a quello che è successo qui.”

Lui sorrise, portando le sue mani alle labbra per baciarle prima di rispondere “E tu?”

”Il mio armadietto dei liquori è ben rifornito quindi direi che sono apposto.”

”Molto divertente…”

”Non ci dovrebbe essere niente di importante da fare a lavoro questa settimana, ma questo…” lo fissò “dipende in gran parte da TE.”

”Proverò a comportarmi bene” sospirò, poi continuò con un alzata di spalle “Ma non posso farti promesse. La vita può essere così imprevedibile, Miss Parker.”

”Tesoro, l’ hai appena detta giusta” miagolò, per poi chinarsi e baciarlo.

* * * *

Mentre si affrettavano giù per l’autostrada, Jarod vide la sua immagina riflessa nello specchietto retrovisore. Sapeva di star ghignando ancora come un idiota ma non poteva farci niente. Probabilmente non sarebbe stato in grado di cancellarsi quello sciocco sorriso dalla faccia per giorni. Non riusciva a crederci. Proprio una settimana piena di miracoli, lui proprio non riusciva a crederci.

Come promesso, lui e Parker si erano fermati alla casa grande per dare l’arrivederci ai McEwans, promettendo di ‘tenersi in contatto’ mentre provvedevano a evitare di lasciare qualsiasi tipo di recapito. Se ne erano andati di fretta, trascorrendo il viaggio verso Albuquerque tra brevi chiacchierate e ascoltando musica. Per un eccesso di cautela, avevano deciso di salutarsi in un angolo appartato di un parcheggio del centro città, dalla quale Parker avrebbe potuto prendere la sua strada per l’aeroporto.

Era forse il momento più imbarazzante di tutta la settimana e certamente il più imbarazzante da quando erano riusciti a “trovare un accordo” tra loro. Aveva silenziosamente scaricato la sua valigia e la sua borsa e, chiuso il baule, era rimasto lì in piedi senza dire una parola, con lo sguardo abbassato sui piedi mossi nervosamente. Avrebbe voluto domandare ma aveva paura. A dispetto di quanto detto la sera prima, si aspettava una rassicurazione di qualche genere, sebbene non fosse sicuro di che genere esattamente… una parola fiduciosa o due… una promessa?

Qualunque cosa egli si aspettasse, Parker non lo deluse. Afferrandolo per il mento e inclinando il capo così da incontrare i suoi occhi, carezzò la sua guancia destra, insistendo particolarmente col pollice sul suo neo. Poi gli mormorò nell’orecchio “Qualcuno ti hai mai detto che sei un piccolo FOCOSO topo di laboratorio?” prima di agganciarsi al lobo e dargli un morsetto scherzoso.

”Miss Parker…” mormorò con un sorriso imbarazzato, arrossendo leggermente. Lei gli lanciò un’occhiata divertita, gli spostò leggermente la testa, e si rivolse questa volta al suo orecchio sinistro.

E quello che accadde lasciò Jarod in un costante stato di euforia. Lo avrebbe fatto ancora: sorprenderlo per la milionesima volta in una settimana. Era più di una parola fiduciosa; andava al di là di una promessa. Era il rinnovo di un giuramento... il suo nome.

* * * *

^Cosa posso dirti, mamma? Mi avevi detto che era ora di lasciare che il mio migliore amico tornasse nella mia vita e che avrei dovuto essere gentile con lui. Bene, sono stata gentile con lui!^

Parker ridacchiò piano tra sé e sé, dedicandosi a una breve chiacchierata nel prepararsi per il lungo volo verso casa.

^Pochi giorni rubati non saranno abbastanza per lui, lo sai.^

”Lo so… me lo aspettavo.^

”Ci stiamo preparando per il decollo, signora, devo chiederle di allacciarsi la cintura.”

”Nessun problema” rispose Parker e soddisfò la richiesta della hostess, poi chiuse gli occhi e poggiò la testa contro il finestrino. Originariamente aveva prenotato un posto in seconda classe ma arrivata all’aeroporto aveva scoperto che era stata misteriosamente “promossa” in prima classe e che il posto accanto al suo era vuoto. C’erano senza dubbio dei benefici – al di là di quelli di cui aveva goduto gli ultimi due giorni – ad avere Jarod dalla propria parte. Forse, mantenendo la testa in quella posizione e stando estremamente attenta, sarebbe stata in grado rimanere lì.

”Dana” Parker sentì che un hostess stava chiamandone un altra “Ho le mani piene. Potresti far partire il video? E poi c’è uno nuovo e dovresti controllare il tipo. Vorrei che imparasse quanto prima l’ordine di lavoro.”

^Hmmm…^

Parker si raddrizzò e alzò lo sguardo verso lo schermo in attesa. Quando il video partì, premette una mano sulle labbra per soffocare una risata.

”Hai ragione, è carino, ma è falso come una banconota da tre dollari” Sentì commentare l’altra hostess.

”Probabile” rispose la collega con un sospiro.

”Pensateci ancora, signore!” mormorò Parker a se stessa.

^”Informazioni aggiuntive riguardo le norme di sicurezza di questo aereo…” lui guardò intenzionalmente nella camera. “Potranno essere trovate nella tasca posta di fronte a voi. Vi auguriamo un piacevole viaggio e vi ringraziamo per aver scelto questo volo…”^

Parker meditò un attimo poi sorrise, inclinandosi in avanti per sbirciare nella tasca. Vi frugò e ne estrasse l’opuscolo della sicurezza, e aprendolo vi trovò un foglietto di carta con una nota scritta a mano.

^W.E.

Quella maledetta incudine mi è caduta addosso.

Al nostro prossimo incontro,

Cordiali saluti,

R.R.*

Scuotendo il capo e sorridendo, sussurrò

”Deve sempre avere l’ultima parola…”

# # # #


Capitolo 16 - Finale

“Ti raggiungo subito” esclamò Sam sentendo che qualcuno si era avvicinato al bar. Quando ebbe finito ciò che stava facendo si voltò e fece un largo sorriso.

”Bene, ciao!” lo salutò “Non immaginavo di rivederti ma mi fa piacere. Cosa posso darti?”

”Da bere, niente grazie. E’ ora per me di partire e non volevo andarmene senza fermarmi a ringraziarti per tutto il tuo aiuto.”

”Il mio aiuto?” rispose il barista umilmente “Io non ho fatto niente, davvero.”

”Al contrario” rispose il visitatore “Il tuo ruolo è stato vitale. Sai arrivare al cuore delle questioni e questo con innata astuzia.”

”Aw, sciocchezze” scherzò Sam “vuoi farmi arrossire? Seriamente, tu qui sei il benvenuto. Sono più che felice di aver dato una mano per un così meritevole scopo. Stavo cominciando a chiedermi come la faccenda si sia conclusa.”

”E’ finito tutto bene, Sam. Meglio che bene, davvero. E ti sono veramente riconoscente, e per questo mi sento un po’ strano a chiedertelo.”

”Cosa?”

”Beh, mi stavo chiedendo se potevo approfittare di te per un ultimo favore.”

* * * *

”Mi hai chiamato?” borbottò Parker avvicinandosi alla scrivania di Lyle.

”Sì, l’ ho fatto” rispose il fratello “Pensavo di doverti aggiornare su gli ultimi sviluppi nella caccia a Jarod, sviluppi avvenuti mentre eri via.”

”Possono farlo Syd e Broots. Ho intenzione di incontrarmi con loro non appena mi sarò sistemata.”

”Beh, veramente non mi sono preoccupato di disturbare quei due”. Il suo tono era particolarmente sprezzante.

”Riguardo cosa?” aggrottò un sopracciglio.

”Presunti avvistamenti di Jarod nel Southwest, accompagnato da una donna che, dalla descrizione, sembra essere terribilmente somigliante a quella che Cox qualche tempo fa aveva identificato come la ‘fidanzata’ di Jarod.”

Lyle aspettò un momento per vedere la sua reazione a quella piccola ‘rivelazione’. Non vedendone alcuna, continuò “Così, abbiamo inviato una squadra di spazzini a controllare ma, sfortunatamente, siamo arrivati troppo tardi e, se Jarod e Zoe, um, la sua ragazza, sono mai stati lì, sono già lontani.”

”Niente di nuovo allora…” sospirò.

”Fino alla fine della settimana, Venerdì, o Sabato mattina per essere esatti, quando abbiamo avuto una nuova traccia da seguire, e stavolta in tempo utile.”

”Davvero?” Parker riuscì a risultare particolarmente scettica, nonostante il suo stomaco avesse appena fatto una capriola con doppio salto mortale “Di che si trattava?”

”Jarod era stato avvistato a Taos, New Mexico, con una donna e che, a quanto pare, i due stavano certamente ‘insieme’. Così, secondo me, i nostri ragazzi si stavano godendo una fuga romantica, il che significa che lui probabilmente era un tantino ‘distratto’. Inoltre, con una tresca in atto, entrambi sappiamo che lui avrebbe corso meno rischi possibili per evitare la cattura. Il nostro cuore d’oro non avrebbe fatto nulla che avrebbe potuto mettere Zoe in pericolo. Appariva come un occasione d’oro recuperare il nostro topo di laboratorio.”

”Ma nonostante tutto” Parker si guardò intorno, sentendosi più tranquilla nel sapere che Lyle era convinto che fosse Zoe ad aver accompagnato Jarod a Taos “Io non VEDO Jarod da nessuna parte. Sono sicura se dico che quando sei arrivato a Taos era, diciamo, troppo tardi?”

”A dire il vero” Lyle la guardò torvo “Non sono mai stato in New Mexico. Dopo la chiamata che ci avvisava dell’avvistamento, sono andato in ufficio e ho cominciato a prepararmi, ho dato ordine di preparare il jet, quando è arrivata questa.” Le lanciò qualcosa attraverso la scrivania. Lei la fissò per un attimo. Era una foto di Zoe mentre lavava la propria auto.

”E cosa dovrebbe significare?”

”E’ una fotografia di Zoe. E” sospirò “è stata scattata poco prima del tramonto Venerdì, davanti alla sua casa, da un membro della nostra squadra che avevamo inviato in zona per controllare se lei non avesse potuto aiutarci a individuarlo.”

Parker non era sicura di dove Lyle volesse andare a parare, ma aveva deciso di risolvere la cosa uscendo dall'ufficio. Poteva rivelarsi una cosa positiva per lei allontanarsi dopo tutto.

”Zoe non era più nella zona di Taos” continuò “il che significa, certamente, che neanche Jarod lo era più. Questo è stata, di gran lunga, la più credibile tra le segnalazioni ricevute e si è rivelata inesatta. Tutto questo, l’intera maledetta faccenda, è stato solo un grande stratagemma, orchestrata da Jarod per ragioni che dobbiamo ancora scoprire, ed è per questo che volevo parlarne con te.”

”Bene” rispose lei con la sua tipica impazienza, la frequenza cardiaca ben lontana dal normale “parla. Ho del lavoro da fare.”

”Non sappiamo cosa Jarod stia combinando ma è chiaro che sta combinando qualcosa. Ha creato un diversivo, sperando che ci saremmo messi a correre su e giù per il Southwest per trovarlo. Sfortunatamente per lui, ha sopravvalutato la nostra ingenuità.”

”Sfortunatamente… per lui” ripeté lei, soffocando un sorrisetto.

”Abbiamo bisogno di essere particolarmente attenti affinché il Centro sia al sicuro e ho bisogno che tu e la tua squadra mettiate ciò alla cima della vostra priorità. Sono stato chiaro?”

”Cristallino” sogghignò, oramai provandoci un immenso gusto.

”Okay, ora puoi andare, Miss Parker” disse infine, portando la propria attenzione a una cartella aperta sulla sua scrivania.

”Come se avessi bisogno del tuo permesso…” ribatté lei mentre si voltava per andarsene.

”Oh, ad ogni modo, sei già stata a trovare papà di infermeria?” ruotando gli occhi, Lyle continuò “Ogni volta che andavo a trovarlo mi chiedeva quando saresti tornata.”

”Vederlo è stata la prima cosa che ho fatto questa mattina; abbiamo fatto colazione insieme. Sembrava stare meravigliosamente e, a quanto pare, i dottori gli hanno detto che potrebbe essere in grado di tornare a casa per la fine di questa settimana.”

”Carino da parte tua prenderti una vacanza mentre tuo padre è ricoverato per un colpo di pistola.”

”Era già fuori pericolo quando sono partita ed era impegnato con un severo programma di riabilitazione. E’ molto più importante che io sia reperibile una volta che sarà tornato a casa.”

”Parlando di meraviglioso, non sembri stare tanto male, sorellina” Lyle si sforzò per ottenere un tono vagamente conciliatore “La vacanza devi esserti piaciuta. Dove hai detto che sei andata?”

Guardandolo negli occhi, lei rispose pacatamente.

”Non l’ ho fatto.”

* * * *

Dopo averlo cercato per buona parte della propria pausa pranzo, Parker trovò Angelo seduto sul pavimento del sim lab. [Il sim lab è quell’ambiente dove si incontrano sempre Sydney, Parker e Broots. E’ una specie di ufficio di quest’ultimo N.D.Nanyscia]. Lui alzò gli occhi su di lei e sorrise, mentre questa gli porgeva una scatola di Cracker Jacks.

”Mai dimenticato Miss Parker…” e parlando annuiva energicamente.

”Beh Angelo” sussurrò lei mentre scartava la scatola e si abbassava per darglieli “quando hai ragione, hai ragione.”

”Gli piace Miss Parker…”

”Sì.”

”Moltissimo…”

”Sì.”

”E a Miss Parker piace…”

”Sì.”

”Moltissimo…”

”Sì.”

”Santa Madre di Dio!”

”Angelo!” lo rimproverò Parker, scattando in piedi, arrossendo violentemente. Angelo ridacchiò, si divincolò e se la diede a gambe.

Parker sentì una risatina soffocata dietro di sé e si voltò.

”Consiglierei a chiunque abbia un segreto di usare cautela con un empatico nei dintorni.”

Incrociò le braccia e provò il suo più feroce sguardo, che dovette non poco confrontarsi con lo scintillio degli occhi e la serenità del sorriso di Sydney. Era proprio quello che più la colpiva: così tante delle stranezze e delle abitudini di Jarod glielo ricordavano in qualche modo; portava ancora la sua impronta, anni dopo aver cessato ogni rapporto di tipo quotidiano. Non come tra un ricercatore e il suo prodotto, o tra un mentore e il suo protetto, ma piuttosto come tra un padre e un figlio. Raccolse ogni briciola della propria forza di volontà per non rispondere al sorriso.

”Non una PAROLA!” abbaiò. Lui incrociò le braccia e aggrottò un sopraciglio, ampliando il sorriso.

Lei attraversò a grandi passi la stanza, fermandosi solo a pochi centimetri da lui, mormorando attraverso la mascella serrata, “Ora prima di cominciare a deliziarmi con qualche proverbio orientale o simile, ti ricordo che TUTTI rimaniamo ESATTAMENTE dove eravamo una settimana fa – ovvero all’ INFERNO!”

Con un'altra risatina, lui rispose “Se lo dici tu, Miss Parker.”

”E’ così!” gli agitò un dito davanti al viso mentre i suoi occhi tradivano divertimento e affetto.

”Ancora una parola e ti rispedisco a calci nelle Filande!”

* * * *

^Una settimana… è passata una settimana da…^

Parker sospirò e aprì gli occhi, ringraziando di cuore che fosse Sabato e di conseguenza l’inizio di un lungo week-end, anche se i suoi datori di lavoro non si preoccupavano certamente di cose come le feste nazionali da quando si dava la caccia a Jarod. Ma era fiduciosa nel fatto che l’avrebbero lasciata in pace per il week-end, se non altro per concedere a lei, Syd e Broots una pausa.

^Mi chiedo dove sia ora, cosa stia facendo…^

”Quanti anni hai, sedici? Uh, moltiplica per due… e aggiungici qualcosina. Non essere patetica, Parker” mormorò tra sé mentre scendeva dal letto. Guardandosi di sfuggita nello specchio, sorrise. Da quando era tornata indossava ogni notte la stessa cosa: quella t-shirt che aveva “preso in prestito” e che non aveva la minima intenzione di restituire.

Raggiunse il comò e aprì il suo portagioie, prendendone il delicato anello d’oro bianco e tracciando con un dito le linee lungo il metallo. Lui non lo aveva richiesto indietro e, anche se lo avesse fatto, l’unico modo in cui lo avrebbe ottenuto sarebbe stato con tanto di dito.

”Il signore e la signora Broots…” mormorò con un sorriso malinconico prima di rimettere l’anello al suo posto e chiudere il portagioie. Distogliendo il pensiero da quei ricordi, agguantò la vestaglia e la indossò uscendo dalla camera da letto.

Con la tazza del caffè in mano, Parker uscì nel portico per recuperare il giornale e lì fece un gran sorriso. Si chinò velocemente per prendere il giornale e la busta appoggiata vicino ad esso, infilando entrambi sotto braccio prima di richiudere la porta. Si spostò subito al divano, poggiando la tazza sul tavolino e lanciando in un angolo il giornale.

Si prese un momento per ispezionare la busta, guardandola piuttosto male quando realizzò che la calligrafia non era la sua. Ma le era ugualmente familiare, nonostante non riuscisse a identificarla, così con una scrollata di spalle decise di aprirla. Infilò la mano con cautela, e afferrò quella che era chiaramente una fotografia. Estraendola dalla busta, sgranò gli occhi nel vederne il soggetto. Per qualche minuto resto immobile a fissarla, quasi non sbattendo le palpebre, prima di poggiare la testa, sospirare e cominciare a ridacchiare.

Poco dopo sentì uno strano squillo, e cominciò a guardarsi intorno perplessa, prima di realizzare che il suono proveniva dall’interno della busta. Rimise la mano e ne ricavò un cellulare, così sorridendo premette il pulsante e pronunciò il suo celeberrimo saluto.

”Cosa!”

”Io lo uccido.”

”Bene, è ora di rimettersi in riga.” rispose lei allegra, tornando poi a fissare la foto prima di trasferire lei e la busta ora vuota dal proprio grembo al tavolino.

”Come diavolo ha fatto? Voglio dire, posso capire che abbia qualche sorta di intuizione su di te grazie a… lo sai… ma su di me? Io… Io…” fece un profondo sospiro poi continuò “semplicemente non capisco.”

”Beh, lo hai detto tu stesso, lui ha un dono potente. Quando hai ricevuto il tuo pacco?”

”Una decina di minuti fa, e qui siamo nel bel mezzo della notte!”

”Oh, davvero?”

”Sì, DAVVERO. E’ stato un bel gesto quello di procurarci i mezzi pur di avere una vera conversazione.”

”E’ stato troppo buono. Forse un giorno saremo in grado di restituire il favore.”

”Non lo so; è veramente formidabile. E’ una specie di combinazione di…”

”Di noi due.”

”Uh-oh” mormorò Jarod, e Parker poté immaginare il suo sorriso. Chiuse gli occhi e premette il telefono contro l’orecchio. Aveva da sempre avuto un debole per i suoi ‘uh-oh’. “Ora, questo è un pensiero decisamente inquietante.”

”Lo so. Forse dovresti aprire il tuo conto con la Acme. Sarò più che felice di procurarti i documenti se vuoi.” Lei rise, e il suono fu come musica per lui, così che fu il suo turno di rimpianto.

”Scaltro, non divertente, ma scaltro” ribattè lui mentre anche lui cominciava a ridacchiare.

”Così…” continuò Parker mentre si risistemava sul divano “Come è stata la tua settimana?”

E così ascoltò soddisfatta mentre Jarod raccontava allegro i suoi ultimi giorni. Occasionalmente dava un occhiata alla fotografia sul tavolino e sorrideva con affetto ai visi di Ethan e Sam, fianco a fianco dietro al bancone di quest’ultimo, sorridenti e con ognuno in mano le estremità di un cartello dove si leggeva:

^Saluti da Land of Enchantament^

# # # #

THE END
 
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view post Posted on 16/4/2006, 23:22

Geek & Cottoncandy
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eheh beh molto strana cm ff! ma bellaaaaaaaaaaa :applausi:
 
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Nanyscia
view post Posted on 18/4/2006, 10:36




Già, molto particolare, simpatica, in alcuni punti dolcissima.. decisamente una bella ff!
 
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37 replies since 11/7/2005, 13:17   1874 views
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